Cyberpunk: Edgerunners (Stagione 1): la recensione

Cyberpunk: Edgerunnes è, dal punto di vista tecnico, una delle migliori produzioni di Trigger: crudo, sporco e caciarone

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Cyberpunk: Edgerunners la recensione della stagione uno, disponibile su Netflix da oggi 13 settembre.

Con l'annuncio di Cyberpunk: Edgerunners, in molti non sapevano cosa aspettarsi dalla serie anime dedicata a Cyberpunk 2077. Ancora bruciati dall'uscita del videogioco ci sono stati numerosi commenti che mettevano in dubbio l'annuncio di Netflix, almeno fino a quando l'opera di Trigger ha iniziato a mostrarsi con i primi trailer.

Lo studio nipponico, tra i più amati nell'ambito dell'animazione, ha schierato in campo le sue forze da novanta, tra cui il regista Hiroyuki Imaishi (Kill la Kill, Promare), Masahiko Otsuka e Yoshiki Usa alla sceneggiatura, e Yoh Yoshinari a curarne il character design. Ad affiancare le forze nipponiche Rafal Jaki (The Witcher: Ronin), e lo sceneggiatore di CD Projekt Red Bartosz Sztybor. Con questi nomi al timone, Cyberpunk: Edgerunners aveva tutte le carte in regola per diventare una delle migliori produzioni animate del 2022, ma per colpa di un impianto narrativo frettoloso, scivola proprio sul traguardo finale.

La trama di Cyberpunk: Edgerunners

David vive con la madre e i due arrivano a stento a fine mese. È uno studente all'accademia Arasaka, la scuola più costosa di tutte che ha come obiettivo crescere i futuri corporativi di Night City. Tutti i soldi dello stipendio della madre vanno appunto nella retta, e ciò rende David vittima di bullismo dai compagni di classe più ricchi. Dopo un triste incidente, David resta solo, e per guadagnare qualche soldo decide di farsi innestare il Sandevistan, una protesi cibernetica che gli permette di muoversi a velocità eccezionale. Mentre torna a casa, il giovane incontra Lucy, runner facente parte di un gruppo di mercenari denominati Edgerunners. Insieme a lei David si sente vivo per la prima volta, e decide di unirsi al gruppo di scapestrati. Inizia così la vita da furfante di David, tra una nuova protesi e un iniezione di cromo.
Un racconto che funziona molto bene per i primi sei episodi, accelerando poi in maniera sconveniente sul finale.

Il character design di Yoh Yoshinari colpisce dritto al punto

Tutti i personaggi sono facilmente riconoscibili sia nell'universo Trigger, sia nel mondo creato da CD Projekt Red. A questo proposito, potete vedere l'anime di Netflix anche senza aver mai messo mano al videogioco: le conoscenze del mondo vengono infatti spiegate dai protagonisti, anche se alcuni argomenti potevano essere approfonditi più nel dettaglio. Ovviamente, se avete giocato Cyberpunk 2077, potrete cogliere ogni minima citazione presente a Night City come valore aggiunto alla produzione.

Quella che parte come una storia coming of age tocca via via tematiche più mature, abbracciando in tutto e per tutto il contesto Cyberpunk. Purtroppo, nonostante l'ottimo ritmo dei primi sei episodi, la seconda metà di questa stagione scivola sul racconto concentrandosi solo sui due protagonisti e lasciando in disparte personaggi secondari e argomenti che andavano sicuramente approfonditi meglio. Soprattutto perchè la corsa degli Edgerunners ci porta verso un finale agrodolce, per molti versi d'impatto sebbene tutti i segnali degli episodi precedenti. Arriviamo agli ultimi istanti dello show con la speranza che qualcosa vada per il verso giusto, cambiando il destino di David, sebbene sappiamo fin dal primo istante dove lo porteranno le sue scelte.

Tutti gli ingredienti di Trigger

Nonostante questo, Cyberpunk: Edgerunners è da vedere. Difficile criticare il lato tecnico della serie tv che mette in mostra tutto il talento dello studio nipponico. Non è il primo prodotto d'animazione giapponese a invadere il genere Cyberpunk (basti pensare ad Akira e Ghost in the Shell che hanno rivoluzionato l'animazione) e non fa nulla di nuovo, ma si lascia godere grazie a un ritmo incalzante e incessante. Un alternarsi di momenti statici, in cui i protagonisti pensano ai propri errori, e momenti ad alto contenuto di adrenalina, come visto nell'ultimo trailer. Inquadrature completamente folli, fish eye, stacchi di camera di puro fan service. Tutti i tratti principali di Trigger e di Imaishi insomma, che vengono accompagnati dalla colonna sonora di Akira Yamaoka perfettamente calzante in ogni istante.

Cyberpunk: Edgerunners è, dal punto di vista tecnico, una delle migliori produzioni di Trigger: crudo, sporco e caciarone, unisce l'anima del mondo creato da CD Projekt Red alla follia visiva di Imaishi, decisamente senza freni e paletti. Purtroppo, avrebbe sicuramente beneficiato di qualche episodio in più, per approfondire determinati spunti di trama e personaggi, così da rendere il finale ancora più d'impatto e agrodolce. Se questo è però il futuro multimediale del mondo di Cyberpunk 2077, siamo ben lieti di accoglierlo a braccia aperte.

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