Cyberpunk 2077, un gioco strepitoso, un software zoppicante | Recensione

Cyberpunk 2077 è un gioco strepitoso già di suo non perfetto, ma che testimonia lo stato dell’arte del videogioco contemporaneo

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Ci sono due modi per fruire e analizzare Cyberpunk 2077. Il primo è più entusiasta, emotivo, nostalgico in certi casi. L’altro è principalmente freddo, distaccato, puntuale. Non si tratta di approcci forzatamente antitetici, che si escludono a vicenda. Mai come in questo caso, che genererà e ha già generato parecchi precedenti, è fondamentale assumere un atteggiamento comprensivo, cioè che includa varie sfaccettature onde evitare di stilare un giudizio categorico, figlio di una retorica faziosa e di per sé assolutamente sterile.

Ancora prima che un videogioco degno di ogni attenzione, nonostante le giuste lamentele di buona parte del pubblico pagante, Cyberpunk 2077 è stata una prova piuttosto difficile per la critica di settore, a suo modo parzialmente ingannata da CD Projekt, come già sottolineato in altre sedi, rea di aver peccato di una certa mancanza di trasparenza.

Anche per questo, oltre al fatto di aver ottenuto un codice del gioco solo dopo il day one e solo in formato console, la nostra recensione giunge con qualche giorno extra di ritardo, tempo utile per far sedimentare le emozioni, siano esse positive o negative, e consentirci di avvalorare un giudizio quanto mai scevro di eccessi e filippiche appassionate.

Due approcci, come dicevamo poco sopra, il primo dei quali in netta opposizione con quanto appena detto, forse, eppure inevitabile quando ci si immerge nella Night City dipinta, a mano, dai ragazzi della software house polacca. Già The Witcher 3: Wild Hunt ci aveva dato prova delle capacità artistiche del team dei creativi in forza a CD Projekt, ulteriormente potenziato per l’occasione dal contributo di Mike Pondsmith, uno che Cyberpunk ha contribuito a scriverlo, letteralmente, sin dai tempi del GdR cartaceo, ma i picchi toccati in questa produzione sono assolutamente mozzafiato.

[caption id="attachment_219031" align="aligncenter" width="1000"] A mano a mano che V si farà una reputazione, gli NPC reagiranno in maniera differente quando se lo troveranno di fronte[/caption]

La metropoli del futuro distopico tratteggiato dal brand è un animale camaleontico coloratissimo, ora abbagliante come il sole che erode il deserto delle Badlands, ora ammaliante come i neon dei locali che tracciano linee ipnotiche tra le strade cittadine. Mutaforme e sensuale, la bestia di cemento e acciaio ruggisce come un leone e strega come una mantide religiosa, pronta ad uccidere chiunque sia così spavaldo dal credersi il re di Night City, ingenuo capretto sacrificale sull’altare delle vere leggende della metropoli, un pantheon di autentiche divinità, tra cui vale la pena citare ovviamente Johnny Silverhand, che hanno banchettato su cumuli di cadaveri che attestano e celebrano imprese quasi mai legali, sempre cementificate da sangue e ossa rotte.

Proprio su una di queste cataste proverà a issarsi V, protagonista dell’avventura a cui potrete dare un volto e un background ben preciso nel degno, ma non portentoso editor che vi accoglierà dopo la schermata principale.

Nonostante la prima persona, l’anti-eroe è un personaggio a tutto tondo, uno tra i tantissimi che compongono un roster di criminali e non davvero variegato e sfaccettato, pilastro su cu si erge l’emozionante trama che, grazie ai numerosi bivi disseminati lungo il percorso, vi mostrerà con un alto tasso di brutalità il peso delle scelte che compirete missione dopo missione.

L’impassibilità di cui sopra è impossibile da perseguire mentre si sfreccia a tutta velocità in una Night City che luccica per la pioggia, lieti prigionieri di una cella di grattacieli e luci multicolore, fieri e galvanizzati dall’ennesimo dialogo o cut-scene che ha mostrato il volto più marcio e controverso di una metropoli abitata da figure contraddittorie e tormentate.

Il plot di Cyberpunk 2077 si alimenta di contrapposizioni, di temi scottanti, di giudizi sempre opinabili, dove le risposte che fornirete, e le azioni che compirete, non saranno mai a cuor leggero.

Nel pieno rispetto del genere di riferimento, quello dei GdR per l’esattezza, a una tale ricchezza artistica, anche sonora naturalmente, con una delle soundtrack più ispirare degli ultimi anni, fa da contraltare un gameplay che mette nelle mani del videogiocatore moltissima carne sul fuoco. Pure troppa, a voler essere puntigliosi.

Del resto, difficilmente vi dedicherete intensivamente al crafting, vista la facilità con cui si entra in possesso di equipaggiamento adatto alla situazione. Inoltre, le fasi al volante di un veicolo palesano l’estrema rozzezza di un sistema di guida a cui è stato evidentemente riservato fin troppo poco tempo per essere all’altezza degli altri comparti. Non mancano poi fin troppe quest secondarie per nulla ispirate o ripetitive oltre ogni immaginazione, problematica del tutto sconosciuta a The Witcher 3: The Wild Hunt. Impossibile poi sorvolare su menù tutt’altro che user-friendly, persino poco chiari ed espliciti in certe parti, ostacolo che scoraggerà parte dell’utenza ad addentrarsi nei recessi più oscuri di un gameplay dai mille volti.

[caption id="attachment_214558" align="aligncenter" width="1000"] La braindance vi permetterà di interagire con i ricordi di alcuni personaggi. Intrigante ed innovativo per tutti, tranne che per coloro che hanno avuto la fortuna di giocare a Remember Me[/caption]

Piccoli peccati veniali, beninteso, che se allontanano Cyberpunk 2077 da quella perfezione sbandierata in alcuni lidi, non intaccano particolarmente il quadro d’insieme, che si compone di una moltitudine di schermate di statistiche e abilità, che danno modo a V di affrontare ogni situazione con un’ampissima scelta di strategie praticabili.

Oltre all’inventario con cui equipaggiare il nostro di armi e armature, c’è uno skill tree fittissimo che potrà rendervi silenziosi assassini, hacker formidabili, diplomatici imbattibili, irruenti e spregiudicati uomini d’azione. Spendere punti in una qualsiasi abilità non vi impedirà di specializzarvi, in un secondo momento, in qualcos’altro, offrendo all’utente la possibilità di sperimentare con tutta la libertà del caso. Gli innesti cibernetici, che potenzieranno fisicamente e non solo V, infine, arricchiscono ulteriormente il campionario di tattiche offensive con cui raggirare o sgominare le orde avversarie.

L’I.A. dei nemici a volte lascia a desiderare, non sempre il gunplay si distingue per precisione, l’hacking, che tra l’altro prende in prestito alcune caratteristiche dei card game, è ancorato attorno poche abilità davvero efficaci ed efficienti.

Anche qui, insomma, piccole imperfezioni, che impallidiscono di fronte ad un gameplay così profondo, fuso perfettamente con una progressione estremamente soddisfacente, che impedisce alla noia di farsi strada tra una quest e l’altra.

Emozionarsi, divertirsi, eccitarsi con Cyberpunk 2077 è inevitabile, anche per coloro che non sono soliti intrattenersi con giochi di ruolo open-world. Ovviamente, il senso di smarrimento, di fronte ai menù, ma anche nei confronti della gigantesca Night City, potrebbe scoraggiare alcuni videogiocatori. Il consiglio è di lasciarsi affascinare dalle tante suggestioni che l’art design è capace di innescare, abbandonando sin da subito le smanie di completismo che potrebbero inutilmente rovinare un’esperienza che, al contrario, suggerisce di seguire il proprio istinto, sia quando sarà il momento di prendere decisioni difficili, sia quando si tratterà di avere la meglio sui propri avversari.

Il freddo intelletto, tuttavia, si aziona con puntualità svizzera quando ci si confronta non con il gioco, ma con il software. Abbiamo giocato a Cyberpunk 2077 prima su Xbox Series X, poi su Series S, infine su Xbox One X e Xbox One nella sua versione classica, vivendo una vera e propria discesa negli inferi, un’ordalia costellata di glitch, freeze improvvisi, texture sempre meno definite e un frame-rate sempre meno all’altezza delle aspettative

Sull’attuale console di punta di Microsoft tutto fila quasi sempre liscio, abbiamo comunque dovuto riavviare la console almeno tre volte per la cronaca, gustandoci panorami e scorci certo non sfavillanti come quelli ammirati su PC, ma degni di questo nome. Sulla console più arretrata tecnologicamente, invece, la situazione è al limite della sostenibilità. Poco male se gli fps crollano vertiginosamente in certe situazioni, del resto il focus dell’esperienza non è certo rappresentato dalle sparatorie in sé e per sé. Eppure non si può chiudere un occhio di fronte ad una Night City storpia, spenta, vuota.

Cyberpunk 2077, del resto, vive anche della sua intrinseca spettacolarità, del fascino magnetico di una metropoli che non dorme mai e che palesa tutta la sua vitalità negli scontri tra bande improvvisi e nei molti abitanti che ne affollano le strade.

La trama, i dialoghi, lo scheletro del gameplay sarà lo stesso, ma innegabilmente su Xbox One (così come su PlayStation 4 classica, del resto) si ha davvero a che fare con un gioco simile, non certo identico, dove ogni emozione è smorzata, se non dalla sola grafica, certamente dal minor tasso di spettacolarità.

Vale la pena allora essere un po’ distaccati, freddi e analitici e ammettere candidamente che Cyberpunk 2077 abbia una doppia identità, una chiaramente più eccitante, quella su PC e console next-gen, ed attraente dell’altra.

[caption id="attachment_218784" align="aligncenter" width="1000"] Non è vero che è possibile completare l’avventura senza uccidere nessuno, ma di sicuro con le giuste tecniche si possono limitare enormemente gli spargimenti di sangue[/caption]

Come tirare le somme di una produzione schizofrenica? La necessità di un voto, che pur trovate a fondo pagina, è un’urgenza che la critica mette sempre più spesso in dubbio. La produzione di CD Projekt esacerba ulteriormente la già delicata questione estetica.

La realtà dei fatti è che Cyberpunk 2077 è un grandissimo gioco, che deve fare i conti con un comparto tecnico solo in parte all’altezza delle sue stesse ambizioni. Su PC, versione che non abbiamo comunque testato in prima persona, tutto fila quasi sempre tutto liscio. Sulle console next-gen non ci si può certo lamentare, a fronte di qualche défaillance che può persino costare il riavvio della console. Su quelle old-gen la situazione è tale da porre l’utente di fronte ad un compromesso che, fino a patch contraria, non ammette mezze misure.

La complessità della trama e la profondità del gameplay non sono mai in discussione, questo è sicuro, ma la godibilità dell’esperienza dipende molto, troppo, dalla piattaforma di riferimento.

Cyberpunk 2077 è un gioco strepitoso già di suo non perfetto, ma che testimonia lo stato dell’arte del videogioco contemporaneo. Peccato per le problematiche tecniche che in più o meno violentemente influenzano la godibilità del prodotto.

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