Cristian e Palletta Contro Tutti, la recensione
A dispetto di un titolo che sembra remare contro Cristian e Palletta Contro Tutti è un piccolo film denso di idee e personalità, grezzo e vitale
Ci sono così tante idee e spunti in questo piccolo film che faticherà a farsi notare, così tanti personaggi interessanti e disegnati con precisione goduriosa (quasi un character design da animazione con vestiti sempre uguali, trucchi eccessivi, capelli colorati, stazze esagerate o sopracciglia incredibili) che potrebbero essere sparsi in tutte le altre stanche commedie che produciamo per rivitalizzarle.
Quel che conta in questo film però è la leggerezza con la quale Sermonti e De Rienzo mettono in scena la piccineria dei loro due scemi (ma non troppo), ignoranti ai margini di tutto, preda di qualsiasi voce, incapaci di ogni reale furbizia, ma mai caricaturali, anzi il miracolo è proprio quanto questi due amici suonino veri e ordinariamente cretini, tanto quanto la coatta pugliese di Margherita Vicario con pochi dettagli e alcuni frasi centra una tipologia umana ben riconoscibile e concreta.
Non sorprende quindi che in questo film di Antonio Manzini (già autore di romanzi) sia la scrittura a contare più di tutto, sia quando si parla di dialoghi, sia quando si parla di creare ambienti. Il dettaglio delle location, dei vestiti, del trucco (il film riesce a far ridere anche solo mostrando del trucco sfatto), dei soprammobili o dello squallore estremo di certe situazioni sa trovare in breve il ruolo di protagonista come fossimo nei film di Fantozzi diretti da Luciano Salce. E molto è merito di una fotografia che sembra collaborare per enfatizzare l’infamia di certe scelte, l’ingiustizia di alcuni luoghi o lo squallore di alcuni interni anche solo tagliando una luce afosa che passa tra le veneziane di una roulotte.