Crimes of the Future, la recensione | Cannes 75

Una sintesi del Cronenberg-pensiero che non aggiunge molto, ribadisce quanto di ottimo messo al cinema negli anni ma con una scrittura sciatta

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Crimes Of The Future, il film di David Cronenberg in concorso a Cannes

Il desiderio di venire aperti, letteralmente, cioè di vedersi lacerare il corpo, è spesso nei film di Cronenberg l’inizio di qualcosa di nuovo e soprattutto eccitante. Sessualmente eccitante. La carne è cosa vecchia, la nuova carne invece, quella che si mescola con la tecnologia (siano le VHS, sia l’elettronica), è un altro paio di maniche. È piacevole, è trasformatrice, è risolutrice. E visto che Crimes Of The Future sembra ambientato nel futuro di eXistenZ (la tecnologia e il design degli oggetti è esattamente quello) anche qui le persone si aprono in due a vicenda (non provano più dolore) oppure grazie a tecnici che sembrano meccanici come era Willem Dafoe oppure ancora per fini artistici, come il protagonista, artista le cui performance consistono nell’espianto pubblico dei nuovi organi che gli nascono dentro (ancora una volta: la nuova carne).

Chi lo guarda è estasiato. L’artista (un Viggo Mortensen di grande economia recitativa e buona efficacia) prova piacere fisico nell’essere aperto dalla sua assistente (Lea Seydoux, mai davvero dentro al film), con la quale non fa sesso ma chirurgia. E quando qualcuno (Kristen Stewart, finalmente incisiva) gli dice eccitatissima: “La chirurgia è il nuovo sesso”. Capiamo che è proprio così (anche se lui risponde “Ma c’era bisogno di un nuovo sesso??”). Le mutazioni e gli organi non attirano solo la grigia burocrate statale Kristen Stewart ma tutti, la razza umana è sospinta verso un nuovo scalino evolutivo anche se esistono molte sacche di resistenza. Il mondo è in malora e qualcuno comincia a vedere nascere dentro di sé apparati digerenti che consumano la plastica e gli scarti tecnologici. Forse si stanno adattando al pianeta che cambia.

Questo nuovo film di Cronenberg che contiene tanti film di Cronenberg passati (nella forma di concetti come il concorso di bellezza per le interiora o di oggetti come le tv e gli squarci in pancia di Videodrome e i pad di eXitenZ) è la storia di un artista che lavora sul crinale della carne per commentare lo stato del mondo (vi ricorda un certo regista alla guida di questo stesso film?). Tutto intellettualmente rarefatto e tagliente se non fosse che poi la scrittura non è a livello. Ci sono backstory raccontate apertamente dai personaggi senza che sia richiesto e spiegoni su spiegoni senza nessuno sforzo nel renderli invisibili. Così Crimes Of The Future diventa un film che oltre a farsi retrospettiva di Cronenberg, esclude lo spettatore dal suo gioco intellettuale che sarebbe anche raffinato.

Non c’è molto da negoziare, non c’è margine per interpretare, tutto è chiarissimo, dichiarato a viva voce e chiarito in modo che nessuno possa sbagliare. Più che un film è un’enunciazione. Non rimane quindi che ammirare il ragionamento nel suo svolgersi, cioè come il protagonista completerà su di sé il mutamento sociale, e comprendere questa che fin dal titolo è una sintesi/summa/conclusione del Cronenberg-pensiero scritta di fretta (e senza davvero niente dello shock value promesso dal regista).

Potrà essere molto per chi è digiuno dei film citati e si scontra per la prima volta con un immaginario selvaggio e incontrollabile, ancora modernissimo, che piega tutto quello che conosciamo della realtà intorno a noi per fondere mezzo e persona, materia morbida e materia dura, in un unico ibrido attraente in cui a vincere è il piacere carnale. Chi invece conosce bene Cronenberg, canta insieme a lui i suoi più grandi successi in una bella serata di grande revival. Niente di più.

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