Credo a Babbo Natale, la recensione
Con una produzione che "svelta" è dire poco, Credo a Babbo Natale fa il lavoro minimo eppure qualcosa di particolare e unico lo ha
La recensione di Credo a Babbo Natale, in uscita il 15 dicembre su Netflix
La storia come sempre ha solo lo spunto: un uomo e una donna sufficientemente adulti perché lei abbia una figlia di circa 8 anni, ed entrambi single, si incontrano in un evento natalizio e iniziano a frequentarsi. Lei non ama il Natale, lui è appassionato di addobbi e dopo qualche uscita salta fuori il dettaglio svelato dal titolo, cioè che lui, avvocato di professione e adulto, crede a Babbo Natale. Sgomento e un po’ di repulsione si fanno strada dentro di lei ma l’amore farà il suo corso dimostrando che un po’ di fiducia in qualcosa è una virtù.
Questo avvocato con la sua credenza infantile propone un modello di mascolinità diverso dalla media (di questi film) ad una donna che invece è molto in linea con i modelli femminili delle commedie romantiche. È un uomo (secondo il film) alla fine desiderabile nonostante non abbia caratteristiche di virilità palesi o nascoste ma anzi punti tutto sul suo opposto, su una certa sfigata tendenza agli addobbi e su una fiducia in qualcosa che proprio identifica i bambini e a cui si smette di credere una volta cresciuti.