Crazy, Stupid, Love - la recensione

Crazy, Stupid, Love è un prodotto da laboratorio, ma la famiglia in crisi d'amore è bella da vedere grazie Steve Carell, Julianne Moore, Ryan Gosling e Marisa Tomei...

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Glenn Ficarra e John Requa: i geni della truffa. Scomodiamo il titolo dell'unica regia della coppia di scrittori di Babbo bastardo, alfieri della provocazione mainstream, per apostrofare gli autori di Crazy, Stupid, Love.

Bisogna essere un genio, ma anche un truffatore, per prendere Hitch, 40 anni vergine, Easy Girl, La verità è che non gli piaci abbastanza, Cyrus e anche un pizzico di America oggi, Happiness e American Beauty, mischiarli, agitarli e servirli allo spettatore con splendida nonchalance. Solo a Hollywood e a Casa Fausto Brizzi sanno essere così scienziati alla Victor Frankenstein. 

Morale della favola: la favola l'abbiamo già vista ma fila che è una meraviglia. L'amore in tutte le sue sfaccettature è la tempesta che scuote una famiglia middle-class yankee poco problematica e, anzi, incline alla serenità. Papà e mamma stanno per divorziare: lui (Steve Carrel) si scoprirà inetto (40 anni vergine) e avrà bisogno di un allenatore di seduzione (Ryan Gosling) per imparare a rimorchiare (Hitch), mentre la moglie (Julianne Moore) gli ha confessato di essere andata a letto con un collega che lui odia (America oggi). Il figlio piccolo (Jonah Bobo, una scoperta) ha perso la testa per la sua baby-sitter più grande (Analeigh Tipton, deliziosa) mentre lei è innamorata di un uomo maturo (La verità è che non gli piaci abbastanza) che a sua volta troverà conforto in un personaggio femminile alla Marisa Tomei (Marisa Tomei) che cade dal cielo per rincuorarlo sessualmente (Cyrus). Un'altra storia individuale che parte dal nucleo familiare (American Beauty e suo fratello bastardo Happiness) vede una giovane single (Emma Stone), più interessata all'amore che alla carriera, alle prese con un uomo poco convincente e poi con uno forse troppo seducente. Easy Girl? A metà film viene citata Le lettera scarlatta. E poi basta la presenza di Emma Stone.

Ficarra e Requa sanno che devono creare problemi ai loro personaggi, e lo fanno, ma allo stesso tempo chiedono ad Andrew Dunn una fotografia che bagni attori e scenografie di una luce quasi extraterrestre che trasmetta serenità. Se piove a dirotto siamo in casa sotto le coperte, i giardini sono molto curati, adulti e adolescenti sono più credibili che macchiette, genitori & figli parlano e scherzano tra loro anche nel bel mezzo di un divorzio. Va tutto male dentro un Grande Bene Universale. I rapporti umani non si sfasciano se riusciamo ancora a ridere guardandoci negli occhi.

Il postino ci ha recapitato un bel messaggio cinematografico: questa è l'idea e tutta la produzione lavora scientificamente per ottenerla. Ma riesce ad esserci vita dentro tutto questo calcolo? Sì, grazie agli attori. Ultimo colpo da geni della truffa: prendere un cast di attori-icone e dire loro "crea un personaggio che contemporaneamente omaggi la tua carriera e faccia emozionare il pubblico". Mica è facile, eh? Allora Steve Carell è il solito nerd di grande decenza morale, Julianne Moore la solita sfinge imprevedibile, Emma Stone la ragazza carina e sagace, Ryan Gosling il mago della self-confidence (che in carriera alterna a ruoli afasici da ritardato) e Marisa Tomei la donna sola che forse se l'è cercata. Ci sono momenti in cui questi professionisti brillano e il film diventa umano, intelligente e imprevedibile anche per occhi smaliziati. Tutti questi signori hanno almeno una scena in cui ci danno qualcosa della loro arte. Saremo pazzi, saremo stupidi, saremo innamorati, ma queste sono due ore passate in compagnia di cinematografari perbene. Che di mestiere fanno i geni della truffa...

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