Vincitore del Gran Premio della Giuria al Sundance e presentato al Festival di Roma, Like Crazy di Drake Doremus è una storia d'amore che evita i soliti cliché...
Felicity Jones alla conquista anche del Festival di Roma dopo la buona prova in Hysteria in cui è la morigerata figlia di Jonathan Pryce esperta di frenologia. Lì soppesava le teste, qui le fa impazzire. Compresa la sua.
Siamo pazzi di lei dopo Like Crazy di Drake Doremus che già l'aveva lanciata al Sundance 2011 facendole vincere Miglior Attrice, riconoscimento cui si aggiunse anche Gran Premio della Giuria. Il film di Doremus, un raro esempio di storia d'amore che evita tutti i cliché hollywoodiani, la vede nei panni di una giornalista inglese.
Lei già alla prima scena strega un aspirante designer americano profetizzando la fine dell'editoria di massa attraverso l'avvento del giornalismo online, lui si arrapa intellettualmente e non. Scena perfetta. Anna (questo il suo nome) non vedeva l'ora che Jacob (Anton Yelchin) la notasse, visto che lo spiava da un bel po' accorgendosi ben presto di una sua mania: scarabocchiare costantemente pezzi di mobilio sui blocco note. E' fatta, è amore.
Doremus piazza la camera digitale a pochi centimetri tra Jacob e Anna e comincia il suo collage di momenti mirabilmente montati in cui tutto sembra così naturale che ti scordi che stai guardando un film. Montaggio secco, trionfo di jump cut e attori pazzeschi che senti aver partecipato direttamente alla realizzazione del film (sappiamo che Yelchin e la Jones hanno scelto vestiti, libri, arredamento e suppellettili con i quali vivono e interagiscono i loro due personaggi). Qual è la chiave del film? Molto semplice e intelligente. Si racconta una storia d'amore attraverso precisi momenti topici tra due giovani volenterosi e intelligenti indugiando sia sull'esaltazione romantica (stesso amore per
Graceland di Paul Simon; la profonda attrazione fisica e intellettuale) sia sulla concentrazione pragmatica che ci vuole per far funzionare un rapporto a distanza dannatamente complicato. Qual è il problema della loro storia d'amore? Non i genitori (lui non ne ha, quelli di lei lo adorano) ma la distanza siderale. Lui Los Angeles, lei Londra (è accaduto veramente al regista Doremus... e non è andata bene). Anna e Jacob sperimenteranno molto, anche la loro crudeltà. Come è possibile non ferire la sensibilità altrui quando ogni altra relazione sembra essere dannata per colpa del loro amore impossibile da vivere ma altrettanto impossibile da far morire?
Geniale l'idea che un piccolo errore compiuto nella fase dell'esaltazione romantica diventi un macigno quasi insormontabile che aggiungerà nervosismo alla fase di concentrazione pragmatica. Siamo sibillini per non “spoilerare”. Ma vi accorgerete di quanto questa idea di sceneggiatura sia geniale per via di quello che Doremus vuole comunicarci con essa: da un atto d'amore fortissimo può svilupparsi la tragedia. Il caso e la fatalità sono sempre dietro l'angolo. Grande parallelismo con il capolavoro di von Trier Le onde del destino. Bellissimo finale aperto alle più svariate interpretazioni.
E' una vera storia d'amore senza comportamenti stupidi e con molte difficoltà tremendamente razionali.