Crashing: la recensione
La recensione della serie Crashing, disponibile su Netflix e crata da Phoebe Waller-Bridge
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Crashing parla di un gruppo di personaggi che condividono lo stesso tetto in una situazione di forte instabilità personale. Occupano legalmente un grande edificio, sono qualcosa a metà tra custodi e inquilini che pagano un basso affitto. Ne abitano le ampie e vuote stanze, raccolgono i quadri malfermi che cadono dalle pareti incrostate. Tutto è precario in questo ambiente, e lo sono le loro stesse vite. Nel gruppo già consolidato arriva la strampalata Lulu, con una specie di ukulele e una cotta mai del tutto passata per Anthony. Quest'ultimo ha una storia con Kate, anche se il loro rapporto sta attraversando un momento difficile. Seguono Sam, apparentemente il più sicuro, intimamente il più indeciso; Fred, che ha una storia priva di equilibrio con un altro uomo; l'artista Melody e la sua "musa", un uomo di mezza età di nome Colin.
Soprattutto la sua è una scrittura che non ha filtri, al contrario dei suoi personaggi. Più questi cercano di ritrarsi, di negare ciò che sono e ciò che vogliono, più la scrittura si diverte a metterli nelle situazioni più imbarazzanti. Fino alle estreme conseguenze: si va dal classico tradimento, alle gag scatologiche, alle situazioni cringe che spingono a distogliere lo sguardo dallo schermo. Tutto, pur di arrivare ad un momento liberatorio. A quel punto la verità, anche una verità corrosiva e violenta, difficile da pronunciare, sarà comunque accettata perché permetterà di passare avanti. Si tratta comunque di un passaggio ad un nuovo stadio precario, ma è qualcosa.