Crackdown 3 è un fallimento solo per chi si aspettava un capolavoro – Recensione

Incompleto, imperfetto, dannatamente divertente: la recensione di Crackdown 3

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Di critiche, da indirizzare nei confronti di Crackdown 3, ce ne sarebbero una mezza infinità, un numero elevato al cubo se si pensa ai lunghissimi tempi di gestazione che la controversa creatura di Sumo Digital ha preteso, prima di essere finalmente lanciata (scaraventata?) sul mercato, atto liberatorio che smarca definitivamente la stessa Microsoft da un’immagine di sé stessa che ormai sembra non appartenerle più, ultimo lascito di una politica, rivelatasi ampiamente perdente, varata con la presentazione ufficiale di Xbox One, durante l’E3 di eoni anni fa.

Manca questo, manca quello, quella cosa è rotta e quell’altra era meglio non farla proprio, eppure Crackdown 3, quasi inspiegabilmente, sicuramente magicamente, tiene incollati e diverte.

Lo spensierato sparatutto in terza persona di Microsoft, che ha il grande pregio di non prendersi mai sul serio, se approcciato con il giusto piglio sa convincere, ingrossando le fila dello stesso (stupendo) gruppo che annovera produzioni come Mad Max e Just Cause 3 (e 4), giochi certamente imperfetti, persino anacronistici, ma impreziositi da una genuina ingenuità, la stessa che rese grandi alcuni titoli del passato come Need for Speed Underground, tale da relegare questa tipologia di titoli in una dimensione parallela rispetto a più blasonati congeneri, che spesso e volentieri vantano gameplay sfaccettati e art design maestosi, ma particolarmente pretenziosi di tempo, ferrea applicazione, grande impegno per essere padroneggiati e carpiti appieno.

[caption id="attachment_193519" align="aligncenter" width="1000"]Crackdown screenshot Non c’è traccia di personaggi secondari con cui parlare per accettare nuove missioni. Sin dall’inizio potrete dedicarvi alla progressiva conquista degli avamposti nemici in totale libertà[/caption]

Crackdown 3 è quanto di più immediato ci si possa immaginare. Ciò è certamente un male quando si scopre che le meccaniche di cui si alimenta l’avventura si presentano nella loro interezza sin dal prologo. D’altra parte, tuttavia, è anche vero che non serve chissà quale dedizione per estrapolare il meglio dal tipo d’esperienza impacchettato da Sumo Digital, un meglio che, non a caso, ha le fattezze, la stravaganza e la simpatia di Terry Crews, faccione dietro al quale il publisher ha certamente tentato di celare gran parte delle innegabili magagne che influenzano negativamente la progressione di campagna single player e modalità multiplayer, ma che allo stesso tempo ben si sposa con il feeling che ogni partita sprigiona."Ci sono tantissimi contro, un unico, gigantesco pro: Crackdown 3 è divertente in modo sfacciato"

C’è una città di discrete dimensioni da salvare, una tirannia da rovesciare, punti d’interesse sulla mappa da conquistare, uno dopo l’altro, abbattendo ogni target che vi si parerà di fronte. Per farlo avrete a vostra disposizione un arsenale piuttosto ben nutrito che contempla bombe, shotgun, mitra e pistole laser, oltre che tutte le doti atletiche di un avatar che con un solo salto può coprire distanze notevoli, sempre più ampie a mano a mano che le sue statistiche crescono.

La sovrastruttura ruolistica, a ben vedere, è componente essenziale di Crackdown 3, perfetto lubrificante di un motore che sprigiona la sua potenza sotto forma di esplosioni, rocambolesche fughe in auto ed adrenaliniche sparatorie, che tuttavia si alimenta di continuo con la smania da completamento che sa innescare nell’utente.

Ogni azione completata con successo si ripercuote in punti esperienza relativi all’abilità specifica utilizzata, sia questa la capacità con le armi da fuoco, con gli esplosivi, la forza degli attacchi corpo a corpo e la destrezza al volante. Per migliorare salto e corsa, invece, andranno raccolte delle sfere sparse per la città, feature che incentiva l’esplorazione di una mappa che, senza mezzi termini, sembra rimasta indietro ad una generazione fa.

Crackdown 3 palesa quasi senza vergogna la sua arretratezza in molteplici aspetti. Dalla grafica, al livello di dettaglio della metropoli, passando per l’I.A. nemica, praticamente ogni ambito emana tenero anacronismo. Come se non bastasse, l’assenza di coperture rende ogni sparatoria una furiosa questione di potenza bruta, senza che venga concesso alcun margine alla strategia, se non negli spettacolari scontri con i boss, che pur stimolano l’utente ad adottare una tattica efficace per contrastare i pattern d’attacco dell’avversario. Anche il sistema di guida è inadeguato agli standard odierni, con un controllo davvero scarso sulle auto che sembrano pattinare sull’asfalto.

Eppure le sezioni platform, scandite soprattutto dalla caccia delle sfere di cui sopra, funzionano, nonostante un level design piuttosto basilare. Le sparatorie divertono. Spostarsi da un punto all’altro della città grazie ad enormi balzi è sufficiente per strappare un sorriso soddisfatto. Ci sono tantissimi contro, un unico, gigantesco pro: Crackdown 3 è divertente in modo sfacciato.

[caption id="attachment_193520" align="aligncenter" width="1000"]Crackdown screenshot Non mancano gare di velocità sia a piedi, che a bordo di auto. Ovviamente più il livello d’esperienza sarà elevato, più facilmente avrete la meglio in queste sfide[/caption]

Questo, purtroppo, vale per il single player. Online c’è poco da dire. Conquista e il classico Deathmatch provano a tenere in piedi una modalità raffazzonata, chiaramente incompleta, per nulla ricercata. Non basta la totale distruttibilità delle mappe per inspessire il gameplay, né le doti sovrumane degli avatar donano un sapore più speziato a match in cui, l’agganciamento automatico dell’avversario, rende ogni scontro una formalità decisa soprattutto dalla quantità di vita rimasta ad ogni sfidante.

Non c’è un voto univoco che possa riassumere efficacemente quanto proposto da Sumo Digital con Crackdown 3. Il pessimo, e inutile, multiplayer, fa da contraltare ad una campagna che, non si sa come, intrattiene e sa divertire. Anche la longevità non al passo con i tempi, per assurdo, è un grande pregio di questo open-world dal sapore atipico. Il grande quantitativo di collezionabili, le missioni completabili nell’arco di pochi minuti, confezionano un’esperienza ideale per chi non ha troppo tempo da dedicare ai videogiochi. La generosità con cui il gioco elargisce ricompense e la ripida progressione delle statistiche del personaggio, regalano continuamente la soddisfazione di aver completato qualcosa, di aver ottenuto un premio, di aver compiuto un altro piccolo passo verso la conclusione dell’avventura.

Non un gioco perfetto insomma, ma se cercavate qualcosa di simile a Mad Max e Just Cause, l’avete trovato. E poi, diciamocelo, c’è Terry Crews e la sua trascinante simpatia e comicità.

Continua a leggere su BadTaste