[Courmayeur 2012] Juan of the Dead, la recensione

Il primo film cubano sugli zombie gode di un credito di simpatia immediato, che potrebbe essere stemperato dalla palese scopiazzatura dell'idea di fondo...

Critico e giornalista cinematografico


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Il primo film cubano sugli zombie gode di un credito di simpatia immediato, che potrebbe essere stemperato dalla palese scopiazzatura non solo del titolo di Shaun of the dead ma anche dell'idea di fondo (un'apocalisse zombie non cambierà molto, la nostra vita è già da morti viventi e non ce ne accorgiamo). Tuttavia la palese cialtroneria della realizzazione tecnica (alcuni effetti speciali sono a livello del cinema nigeriano) unita all'innegabile dedizione alla causa (moltissimi i totali della città evidentemente girati con nessuno in giro e nulla di tirato al risparmio) rendono Juan of the dead impossibile da non amare, o almeno volergli molto bene.

La storia è quella classica, solo che si svolge a Cuba e Alejandro Brugues ci tiene che il setting non sia solo un cambio di sfondo rispetto al solito. Arrivano gli zombie, all'improvviso e la città è gettata nel panico, lentamente tutti sono convertiti, solo un pugno di uomini resiste e si arma.

Se nel film di Edgar Wright l'arrivo degli zombie a Londra era un modo per raccontare dei due amici protagonisti, qui è un modo per raccontare della vita sbandata a Cuba, tanto che il film inizia con una dichiarazione di pigrizia da parte di due protagonisti che non vogliono lavorare perchè tanto la roba da mangiare la prendono dagli alberi, cioè da dove viene, sarà poi l'apocalisse a fargli mettere in piedi un'attività commerciale: "Facciamo fuori i vostri cari".

Ma la dote principale del film è di non essere così dedito alla propria causa ("Io lo so come va a finire, tutti dicono che passerà poi rimangono al potere almeno 50 anni!") e sapere di essere in primis un divertimento. Asciugato delle componenti più professionali, messo al bando ogni tecnicismo e colmo di determinazione voglia di fare Juan of the dead è un film che supera qualsiasi proprio limite, le cui doti non sono tecniche ma di etica. Dotato di una morale di ferro, di una volontà incrollabile che gli impedisce di sfociare nel melodrammatico da 4 soldi, nei clichè della comicità e nei buoni sentimenti banali, non gli si può chiedere davvero di più.

Anche l'umorismo oscilla tra il prevedibile e il molto originale e sebbene le idee non siano profuse con costanza lungo tutto il film, lo stesso il ritmo non molla. C'è poco da stare a questionare: Juan of the dead è un film prendere o lasciare, se non siete pronti ad accettare un lungometraggio comico d'orrore a budget limitato proveniente da Cuba è inutile tentare di convincervi con altre tipologie di argomenti.

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