Countdown, la recensione
Tech-horror di media riuscita, Countdown sprofonda nell'abisso della vergogna per come abusa delle mode e cerca disperatamente di fingersi contemporaneo
COUNTDOWN, DI JUSTIN DECK - LA RECENSIONE
Ci sarebbe da derubricare facilmente Countdown a horror passatempo, film senza idee ma con una fattura onesta, se non fosse che abusa senza vergogna di temi, notizie, figure, culture e movimenti per innalzare uno statuto che invece il suo linguaggio per immagini vorrebbe ben più basso.
Insomma non muore chi si ubriaca e fa sesso ma chi viola le condizioni di utilizzo (un'idea carina, assieme all’hacker che ha fatto scuole cattoliche e quindi capisce il latino che sta tra le righe del codice dell’app, anche se entrambe sono più vicine alla parodia che a un horror sensato) e l’immaginario cui il film fa riferimento, la maniera in cui rappresenta la morte, i demoni e tutto il circo che gli gira intorno è così povero, ma così povero da dover continuamente salvarsi tramite il jumpscare. Vorrebbe essere una variazione sulle idee di demonio di 60 anni fa di Rosemary’s Baby ma non ne ha né la classe né la capacità di far galoppare l’immaginazione dello spettatore intorno a ciò che mostra.
Cavalcando la generale presa di coscienza femminile e la lotta agli abusi di potere sul posto di lavoro con fini sessuali, inserisce una sottotrama inutile e trascurabile su un medico che insidia la protagonista (che di lavoro è infermiera) per poi accusarla di molestie quando lei lo rifiuta, mettendola in difficoltà. Appiccicata con lo scotch al resto, questa parte di film non ha né la capacità di imporsi come il vero male (nella maniera in cui il razzismo o altre malignità umane fanno in IT) né ha un vero senso nell’economia della storia, ma è solo una strizzata d’occhio per accattivarsi un pubblico fingendo di credere quello che lui crede, pensare quello che lui pensa ed essere allineato alla modernità.
Potete commentare qui sotto o sul forum.