Control

Vita ed opere di Ian Curtis, frontman dei Joy Division, gruppo storico della new wave inglese. Bianco e nero magnifico, ma la storia rischia di essere troppo fredda...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloControl
RegiaAnton Corbijn
Cast

Sam Riley, Samantha Morton, Alexandra Maria Lara, Joe Anderson, Toby Kebbell, Craig Parkinson

Uscita?

Sempre difficile recensire un film su uno dei tuoi gruppi musicali preferiti (anzi, forse il preferito in assoluto). E, in questo caso, non confrontarlo (sfavorevolmente) con 24 Hours Party People. Sì, d'accordo, questa è una pellicola completamente incentrata su Ian Curtis, quella invece ne parlava solo nella prima parte e in relazione con il vero protagonista, Tony Wilson.

Però, la sensazione è di un'occasione mancata. Alla notizia che Anton Corbijn avrebbe diretto la pellicola, veniva da esultare, visto che il regista si era occupato dell'unico video (peraltro postumo) del gruppo, Atmosphere. E, in effetti, a livello visivo il bianco e nero del regista (qui al suo esordio nel lungometraggio) è splendido e ricorda certe pellicole del free cinema inglese degli anni sessante.

Il problema è che la storia sembra scritta per gli iniziati, più che per un pubblico normale. Dell'importanza musicale del gruppo è difficile (se non la si conosce già) rendersene conto, cosa che invece 24 Hours Party People descriveva molto bene. Qui tutto è incentrato su Ian Curtis, che però viene raffigurato come un personaggio costantemente depresso ed incostante. E i momenti più spensierati e lieti, di cui parlano anche quelli che lo conoscevano bene? L'impressione è che si sia voluto enfatizzare l'aspetto da icona maledetta, senza invece pensare di stare (molto più banalmente) di fronte ad un ventenne schiacciato da forze più grandi di lui. D'altronde, se abbiamo di fronte una persona sempre triste, anche quando vive degli incontri felici o il successo crescente della sua band, come fare a compatire la sua sorte?

In questo senso, l'interpretazione di Sam Riley è molto convincente per come riesce ad incarnare Curtis in ogni minima mossa, ma il rischio è quello di risultare un'imitazione. Sono curioso di vedere questo attore nelle prossime prove, per vedere se riesce a fare un salto di qualità. In realtà, come ormai le succede spesso, è Samantha Morton quella che regge veramente la pellicola (oltre che la famiglia), con un'interpretazione dignitosa e forte.
Invece, quella che doveva essere la grande novità di questo film, ossia l'introduzione della giornalista belga Annik Honoré, che aveva una relazione con Curtis (tutti elementi che in 24 Hours Party People erano stati omessi, anche per non ingarbugliare troppo la vicenda), non funziona come dovrebbe. Difficile però dare la colpa all'attrice Alexandra Maria Lara, visto che la frase più impegnativa che le viene fatta pronunciare è "ho paura di stare innamorandomi di te". Peccato, perché questa parte della storia avrebbe dovuto essere trattata meglio.

Curiosamente, i due protagonisti Sam Riley e Alexandra Maria Lara dopo aver partecipato al film sono diventati una coppia. Come per compensare la storia d'amore impossibile che avevano portato sullo schermo...
 

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