Constantine

Dopo una serie di adattamenti fumettistici orrendi, si temeva il peggio per questa trasposizione che ha come protagonista un inquietante detective dell’occulto. E invece...

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I primi cinque minuti sembravano confermare le attese. Assistiamo infatti ad un tremendo esorcismo, risolto in maniera rozza e stupida. Il tutto peraltro scopiazzando a piene mani dal classico di William Friedkin (che peraltro verrà saccheggiato anche in seguito) e con un demone digitale non troppo riuscito.

Ma dopo un quarto d’ora, la pellicola prende vita e sorprende. Grazie ad alcuni brillantissimi dialoghi con l’angelo Gabriele (Tilda Swinton, ormai abbonata a questi ruoli “ambigui” dopo Orlando) e con la detective Angela Dobson (Rachel Weisz, qui molto più convincente che nelle sue ultime performance), emerge finalmente il personaggio di Constantine.
Che, d’accordo, non bestemmierà e non sarà inglese come nel fumetto (sono ovviamente scomparsi tutti i riferimenti alla situazione politica degli anni ottanta, ma questa era una scelta obbligata), ma rimane fortunatamente cinico e bastardo come ci ricordavamo (e, per chi se lo fosse scordato, meglio non stargli troppo vicino...).
D’altronde, come giustamente ha detto il regista in conferenza stampa, inutile cercare un attore britannico e biondo se poi il personaggio non mantiene le sue caratteristiche essenziali.
Insomma, sarebbe stato facile (come magari auspicavano i produttori) trasformarlo in un tipo simpatico e sensibile più rassicurante (Dylan Dog, per capirci), ma i realizzatori (tra cui lo sceneggiatore Akiva Goldsman, quello di Batman & Robin e A Beautiful Mind, qui incredibilmente ispirato) hanno sostanzialmente mantenuto il personaggio inalterato.

Certo, il regista Francis Lawrence scopiazza un po’ troppo (oltre a L’esorcista, anche Alien e Cronenberg), ma mostra comunque di avere un proprio stile (segnalo un’elegantissima carrellata in un bowling) e di rappresentare ambienti molto curati, ma senza eccedere. Inoltre, Lawrence riesce spesso a sorprendere, evitando i più facili stereotipi, riuscendo per esempio a inserire le scene più inquietanti all’interno di situazioni apparentemente normali. E poi, quando un realizzatore cita come punti di riferimento Il mistero del Falco e Chinatown e inserisce una canzone dei Perfect Circle nella colonna sonora, guadagna diversi punti sul mio cartellino...

E nonostante il film sia diretto da un esordiente con un passato di autore di videoclip, i due personaggi principali sono tutt’altro che superficiali. Entrambi hanno un background molto triste (senza che in questo si scivoli nel patetico), mentre il loro rapporto è molto maturo e soprattutto in sintonia con il tono della pellicola.
Per Reeves, poi, si tratta di un’autentica rinascita. Non vorrei esagerare, ma è dal 1991 (Belli e dannati di Gus Van Sant e Point Break di Kathryn Bigelow) che l’attore non si trovava del materiale così interessante tra le mani. Per fortuna, non spreca l’occasione, stroncando sul nascere le possibili critiche di chi, come il sottoscritto, non lo trovava appropriato per il ruolo.

E anche il digitale, che in alcune scene è un po’ eccessivo, non scade nel pacchiano, se non, come già menzionato, all’inizio.
Poteva riuscire meglio questo adattamento di Constantine? Sì, qualche altra cosa che non andava c’è (maledetti quei due ultimi secondi di pellicola). Ma poteva venire peggio? Decisamente sì, le possibilità di fallimento erano molto più alte. Pur con diversi difetti, questo è un film che va appoggiato, perché un approccio così adulto non si vede spesso nel cinema americano di questo genere...
Insomma, dopo il passo falso di Catwoman, se questo è lo standard delle pellicole fumettistiche della Warner, con Batman e Superman ci divertiremo parecchio...

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