Confidenza, la recensione
Inizialmente Confidenza finge di imbastire un film lineare, sentimentale, per poi svelarsi come un thriller psicologico. Ed è un peccato
La recensione di Confidenza, il film di Daniele Luchetti con Elio Germano, in sala dal 25 aprile
Gli stereotipi sono i due protagonisti e la situazione che vivono. Lui è un bravo professore, stimato e amato dagli studenti, idealista e corretto. Lei è una studentessa molto promettente e sentimentalmente onesta (più di lui). Hanno una storia platonica durante l’ultimo anno, che si concretizza dopo la fine del liceo. Tutto si complica quando capiamo che lei è aperta proprio su quello su cui lui invece preferisce non parlare, su ciò che nasconde. Ancora: sono stereotipi, ma agitati benissimo con una gran personalità. È molto brava Federica Rosellini (Germano pure, ma non è una notizia) ma c’è da dire che anche gli ambienti sono così sporchi, ruvidi e perfetti per gli anni ‘80 italiani che tutto non può che essere reale e concreto. In quelle aule, in quelle case e in quelle strade non può che svolgersi qualcosa di morbido e sentimentale, a cui è impossibile resistere.
Pur non sapendo cosa sia, siamo certi sia allucinante, anzi, è il simbolo stesso del senso di colpa, dell’ombra nel passato, del peccato collettivo, di ciò che pesa sulla coscienza maschile. Non peggiora solo la vita di questo protagonista però, ma tutto il film sceneggiato con Francesco Piccolo e tratto da Confidenza di Domenico Starnone. Da quel momento in poi Confidenza (il film) diventa italiano nel senso peggiore del termine, smette cioè di raccontare e mostrare sentimenti e comincia a parlare di sentimenti. Diventa una storia di tradimenti coniugali, difficoltà a tenere insieme matrimonio, figli e passione, diventa autocommiserevole, postulando che tutto il pubblico sia voglioso di empatizzare con questi problemi senza una buona ragione (filmica) per farlo.
Le scene che accompagnano i titoli di coda chiariranno che abbiamo assistito a al viaggio nella testa, nei ricordi e nelle fobie del protagonista: un uomo in crisi, terrorizzato da quel che accade, dalle donne in generale e dal potere che hanno. Lui pensa di conquistarle ma in realtà deve loro tutto, oltre a esserne minacciato. È un film mentale con musiche originali di Thom Yorke che ne sottolineano la natura ossessiva ma senza giovare allo scorrimento, anzi appesantendolo. Come se ce ne fosse bisogno…