Concrete Genie, l’ipnosi indotta da un album tutto da colorare | Recensione

Concrete Genie è un gioco che vi incatenerà di fronte al televisore, catturati e ipnotizzati dal suo stile ricercatissimo, nonché dall’esplosione di colori che si propagherà ogniqualvolta Ash sguainerà il suo pennello magico

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Concrete Genie, l’ipnosi indotta da un album tutto da colorare | Recensione

Di per sé, Concrete Genie ha ben poco di originale. Già nel 2000, su Dreamcast, Jet Set Radio ci insegnò come tra un trick e l’altro fosse possibile imprimere la propria firma tramite giganteschi murales, realizzati al volo sulla fiancata di un autobus, o sui muri di un palazzo. Epic Mickey e l’indimenticabile Okami, dal canto loro, resero l’immagine su schermo un acquerello interattivo, da modificare e completare, a seconda delle esigenze, con rapidi e precisi tratti di colore.

Le fonti d’ispirazione della creatura di PixelOpus, insomma, sono evidenti, palesi, dichiarate a chiare lettere sin dall’epilogo, quando il giovane Ash, da sempre bullizzato da un gruppo di odiosi teppisti, trova per caso un pennello magico, strumento con cui dare vita a splendidi disegni colorati a sfruttando l’artbook che porta sempre con sé.

[caption id="attachment_200885" align="aligncenter" width="1024"]Concrete Genie screenshot A patto di possedere un PlayStation VR ed una coppia di Move, potrete immergervi in una minuscola modalità pensata appositamente per la realtà virtuale. Purtroppo si tratta di un’esperienza limitata, deludente, per nulla ispirata[/caption]

Non si tratta di creare liberamente i propri capolavori, dunque, quanto di utilizzare in modo creativo la library in proprio possesso, stando ben attenti a recuperare i nuovi bozzetti sparsi per l’ambientazione, ampliando ulteriormente le proprie abilità di artisti improvvisati.

La spoglia, buia e disabitata Denska, città fantasma che ospita l’intera avventura, è una gigantesca tela da colorare a proprio piacimento, pagina (quasi) bianca a cui restituire vita, brio, spessore.

Concrete Genie non è De Blob, tuttavia, atipico platform del 2008 dove l’imperativo era colorare più superfici possibile all’interno di scenari dalle discrete dimensioni. L’opera di ritinteggiatura, per quanto costituisca quasi un gioco nel gioco, è declinata agli scopi di un gameplay non certo profondo, ma sufficientemente articolato da catalizzare l’attenzione del videogiocatore, già titillato da un art design semplicemente stupefacente che pesca a piene mani da una miriade di lungometraggi animati.

"Passerete intere ore ad abbellire ogni anfratto di Denska per il solo gusto di farlo"Sullo sfondo di una trama che non lesina tematiche di un certo peso, dal bullismo, all’abbandono dei figli da parte di genitori troppo presi dai loro problemi, la produzione Sony si alimenta di due anime distinte, ma complementari.

Da una parte la componente open-world veicola lunghe fasi d’esplorazione, imprescindibili per scovare i bozzetti che amplieranno il campionario di oggetti riproducibili all’occorrenza, e deboli sezioni stealth, in cui sgattaiolare alle spalle dei teppisti di cui sopra che cercheranno continuamente di braccarvi per strapparvi nuovamente l’artbook dalle mani. Nonostante la totale assenza di hotspot, il level design si difende piuttosto bene, grazie a un’insospettabile verticalità e per la capacità di spingere il videogiocatore sempre un passo più avanti, ingolosendolo con la promessa di immancabili ricompense a forma di gustosi sbloccabili.

Dall’altra Concrete Genie si compone di semplicissimi enigmi che si basano sui Geni a cui fa rifermento il titolo, piccoli mostriciattoli, anch’essi tutti da disegnare ovviamente, che vi libereranno puntualmente la strada da qualsiasi ostacolo a patto di essere messi nella condizione di raggiungere la zona in cui è richiesta il loro aiuto, visto che si muoveranno solo lungo le pareti contigue, e di accontenterete le loro richieste.

Vi capiterà di dover dipingere una mela per sfamarli, una fiamma per scaldarli, un fiore per renderli felici. Si tratta, in soldoni, di dare forma al murales di turno, seguendo pedissequamente le istruzioni del Genio, sempre pronti ad esplorare affondo la zona, nel caso in cui vi accorgiate di non essere ancora in possesso di un “ingrediente” richiesto.

[caption id="attachment_200886" align="aligncenter" width="1024"]Concrete Genie screenshot Per superare alcuni passaggi, dovrete caricare il pennello con la Super Pittura, composto ottenibile solo rendendo estremamente felici i Geni[/caption]

Non c’è un vero game over, né il gioco può definirsi impegnativo, nemmeno durante le battaglie con i boss combattute a suon di schizzi di colore. L’ambientazione non nasconde chissà quali segreti, né impressiona per dimensioni. Persino la longevità è piuttosto contenuta, dieci ore per completarlo con estrema calma, due in più se proprio si vuole raccogliere ogni bozzetto presente.

Eppure, nonostante tutto, Concrete Genie è un gioco che vi incatenerà di fronte al televisore, catturati e ipnotizzati dal suo stile ricercatissimo, nonché dall’esplosione di colori che si propagherà ogni qualvolta Ash sguainerà il suo pennello magico.

Passerete intere ore ad abbellire ogni anfratto di Denska per il solo gusto di farlo, mentre i Geni, con la loro buffa mimica, vi strapperanno puntualmente una risata.

Consigliatissimo a un pubblico giovane o semplicemente in cerca di qualcosa di atipico che possa stimolare la fantasia. Un autentico giocattolo, capace di divertire in modo genuino e semplice.

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