Conan il Cimmero vol. 4: La figlia del Gigante dei Ghiacci, la recensione

Abbiamo recensito per voi il quarto volume della collana Conan il Cimmero, edita da Star Comics

Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.


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La storia si ripete, sempre uguale a se stessa: il primo giorno di sole dopo l’inverno, gli uomini di Nordheim si affrontano sulla superficie del Lago Ghiacciato in una danza macabra al termine della quale un solo campione resta in piedi. Dentro di sé, quel guerriero ha un unico desiderio: essere condotto dalla Dea dai capelli rossi all’Odroerir, al cospetto del Padre. Due popoli, gli Aeisir e i Vanir, una tradizione marchiata dal sangue, milioni di vite strappate ai propri affetti, un solo uomo destinato a trionfare. Il destino sembra arridere a Heimdul, almeno fino a quando sul campo di battaglia non irrompe, potente come il tuono, Conan. L’eco dello scontro è cessata e, quando ormai il Cimmero è pronto a riposare il corpo, ecco sopraggiungere lei: la Dea dai capelli rossi.

Ha così inizio il quarto volume della collana Conan il Cimmero, edita da Star Comics, che porta in Italia l’adattamento a fumetti di una delle primissime storie del personaggio creato da Robert E. Howard, ovvero La figlia del Gigante dei Ghiacci, pubblicata originariamente nel 1934 sulle pagine della rivista Fantasy Fan. Autore di quella che secondo chi scrive è la trasposizione più affascinante tra quelle fin qui proposte dalla casa editrice perugina, è Robin Recht.

Già in passato, Recht si è trovato ad adattare per il medium Fumetto il ciclo di romanzi di Michael Moorcock dedicati a Elric di Melniboné; ora, al cospetto di una delle icone dello sword and sourcery, il fumettista si produce in una prova di assoluto valore, in grado di catturare lo spirito della storia originale e, più in generale, del personaggio.

Conan le cimmérien – La fille du géant du gel, anteprima 05

Quando il barbaro era ancora nella fase iniziale della sua vita editoriale emergeva lampante la sua natura selvaggia. Essere un’inarrestabile macchina di morte ammirata da tutti, però, non era dovuto solo al suo addestramento o a un dono divino; il merito era da rintracciare nell’istinto di sopravvivenza, superiore a qualsiasi altro aspetto del suo essere. In questo caso, la natura feroce del protagonista lo spinge a impossessarsi della preda (la divinità) e appagare così anche il suo desiderio sessuale. Questi due elementi dominano l’uomo, conducendolo a un inseguimento pieno di insidie.

Recht inoltre è bravo nel cogliere ed evidenziare un'altra caratteristica fondamentale della poetica howardiana: lo spirito indomito di Conan, che non ha paura dell’intangibile e anche di fronte al divino non china il capo. In fondo, tutto quello che può essere colpito dall’acciaio può essere sconfitto. Pur nella sua semplicità, l’hyboriano incarna un umanesimo iconoclasta in cui tutto appare spogliato dal carico di misticismo e si mostra nella sua fragilità.

Sfogliando il cartonato veniamo travolti da un’ondata di pulsioni che, abbattendo ogni barriera, ci mostrano l’uomo nella sua dimensione primordiale. La figlia del Gigante dei Ghiacci è senza dubbio l’opera più carnale, brutale ed erotica fin qui letta sul personaggio, e Recht è perfetto nel rendere tutte queste componenti al massimo della loro espressività con il suo stile graffiato e le sue incredibili colorazioni. Proprio grazie ai contrasti cromatici, l'autore cattura la sensualità di un racconto in cui il rosso sangue – e tutti i significati a esso collegato – si staglia sulle tinte fredde, in un connubio di grande impatto emotivo. Lo spirito del personaggio nella sua interpretazione più vera.

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