Community (sesta stagione): la recensione
La recensione della sesta stagione di Community: della meravigliosa comedy di Dan Harmon ormai rimane sempre meno
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La supervisione di Dan Harmon, tornato perfettamente in sella alla sua creatura dopo l'allontanamento della quarta stagione (in Emotional Consequences of Broadcast Television a questo proposito un inside joke da soffocare dalle risate), ha dovuto fare i conti con due difficoltà principali. La prima, e più palese, lo smembramento del cast. Il tema non viene ignorato, ma anzi come al solito è preso di petto dalla scrittura: emblematico il personaggio di Frankie, che verrà presentata come "new Shirley" dal preside al gruppo. E tornerà ancora e ancora, con la nostalgia per la mancanza di Troy, la simpatica indifferenza per Pierce, ma anche il ricordo fugace di Hickey e Duncan che lo scorso anno si erano inseriti molto bene nel gruppo. Qualcosa inevitabilmente si è perso con l'allontanamento di quei personaggi. Non necessariamente perché Shirley o Pierce fossero migliori di Frankie o di Elroy (anche se lo erano), ma perché, anche con tutte le loro mancanze, si erano formati nel momento d'oro della serie, erano presenti in tutti i segmenti migliori dello show, erano parte dell'anima di Community.
Idem per Britta, che mantiene il ruolo di macchietta e zimbello del gruppo consolidato nella terza stagione e mai più abbandonato, o per Jeff e Annie, la cui tensione sessuale viene recuperata solo nel finale di stagione. Mai veramente incisivi né il preside Craig né Chang, quest'ultimo però protagonista di uno degli episodi più riusciti dell'anno, incentrato su una rappresentazione teatrale di Karate Kid. Un po' poco, considerato che da quando interpretava un insegnante di spagnolo pazzoide, il personaggio di Ken Jeong ha attraversato una dozzina di caratterizzazioni.
Questo per quanto riguarda il primo dei problemi della serie. Il secondo è un po' più sottile, e riguarda la natura stessa dello show creato da Dan Harmon. Una serie che, al di là della trama orizzontale completamente scomparsa dalla terza stagione, da allora ha sempre dato l'impressione di navigare a vista, con un cast traballante, qualche episodio speciale dovuto, ma sempre e inevitabilmente costruito sulla mitologia del passato, e nessuna idea nuova (forse l'unica davvero degna di nota sono i MeowMeowBeenz dello scorso anno).
Tutto da buttare quindi in questa stagione superiore solo alla famigerata quarta annata, nota anche come la "darkest timeline"? In realtà no. Basic Email Security offre una prospettiva molto divertente sul significato del politicamente corretto, che da sempre è preso in giro dalla serie, Grifting 101 è una variazione sul genere della truffa ispirata a La stangata, e Wedding Videography si conclude con una rivelazione talmente grottesca e geniale che non avrebbe sfigurato nelle prime stagioni. Divertenti inoltre le frecciatine sparse lanciate ai film Marvel, considerato che i fratelli Anthony e Joe Russo, che dirigeranno Civil War e Avengers: Infinity War, sono produttori esecutivi e registi di innumerevoli episodi della serie.
L'episodio conclusivo infine è una perla di malinconia. Un commiato talmente riuscito, sincero, quasi commovente, che sembrerebbe un peccato sporcarlo con una settima stagione, che probabilmente arriverà, ma che non ha veramente più niente da aggiungere ad una serie che ha dato tutto ciò che poteva.
#andamovie