Community (quinta stagione): la recensione

La quinta stagione di Community, con il ritorno di Dan Harmon e gli abbandoni nel cast

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Spoiler Alert
Community continua a perdere pezzi, ad avanzare stancamente, ma ad esserci ancora. Lo fa appoggiandosi al ritorno dello showrunner Dan Harmon, che era stato allontanato dalla serie lo scorso anno, e con la consapevolezza di essere una comedy diversa da tutte le altre, una serie diversa da tutte le altre. Le prime tre stagioni rimangono inarrivabili e, anche ammesso che lo show venga rinnovato per una sesta stagione (realizzando così metà dello storico obiettivo di sixseasonsandamovie), nessuno si illude che quei livelli vengano raggiunti ancora. Ma va detto che quest'anno la serie in più momenti ha saputo rialzare la testa rispetto alla disastrosa quarta annata, gestendo i nuovi abbandoni nel cast con maggior eleganza rispetto allo scorso anno e riuscendo a tirar fuori qualche episodio  specialeazzeccato.

Negli anni le motivazioni e i personaggi sono cambiati, ma il nucleo è rimasto sempre lo stesso. Un gruppo di personaggi, perdenti, strambi e ognuno completamente diverso dall'altro, riuniti in una stanza di studio del Greendale Community College. Prima da studenti, ora da professori, per cercare di salvare l'università dalla rovina e dal degrado. Ritroviamo Jeff (Joel McHale), sempre più palestrato e sempre più cambiato rispetto all'avido e spregevole avvocato che era agli esordi, Britta (Gillian Jacobs), che dopo l'orribile parentesi romantica con Troy torna ad essere la solita attivista, Abed (Danny Pudi), il personaggio che incarna lo spirito metanarrativo della serie, Troy (Donald Glover), che abbandonerà lo show dopo pochi episodi, Annie (Alison Brie), adorabile come al solito, e Shirley (Yvette Nicole Brown), da sempre anello debole del gruppo. Pierce (Chevy Chase), cui daremo l'addio definitivo durante la stagione, appare solo nel primo episodio, anche se la sua presenza sarà determinante almeno in un'altra occasione.

Si comincia con Repilot, e la volontà di creare un restart per lo show è palpabile fin dal titolo. Un nuovo inizio che non sia come la dimenticabile nona stagione di Scrubs, citata opportunamente da Abed, ma qualcosa di più costruttivo, che mantenga uno stretto legame con il passato. Ma qualcosa di nuovo dovrà comunque esserci, ed ecco quindi il professor Buzz Hickey (un ottimo Jonathan Banks) e John Duncan (John Oliver, anche lui divertente) come opportune, ma non dichiarate né completamente giustificate, sostituzioni di Pierce e Troy. Anche se non fanno parte completamente dello study group, è impossibile poi non citare tra i protagonisti anche Craig Pelton (Jim Rash) e Ben Chang (Ken Jeong).

Negli anni Community è diventato sempre più autoreferenziale, sempre più protagonista dei propri riferimenti. Questo può essere un pregio in alcuni momenti esilaranti come l'incipit di Advanced Advanced Dungeons & Dragons, nel quale si parla della difficoltà di cimentarsi nella replica di qualcosa di riuscito in passato, ma anche un limite. Il problema è che la storia di Community, inteso come storia dietro le quinte dello show, con le difficoltà di Dan Harmon, gli abbandoni del cast e tutto il resto, ha sfociato in più di un'occasione nella trama di dello show, che invece è quella che riguarda Jeff e gli altri. In questo confronto nel quale il confine sparisce completamente dietro le sparate metatelevisive di Abed, qualcosa nella storia ha perso la propria identità, e tutto è stato fagocitato dalla necessità di accumulare episodi evento l'uno sull'altro, ma senza qualcosa di più profondo che li tenesse legati tra loro.

La stessa, sterile trama stagionale ne soffre. Sono poche tredici puntate, oppure non si è riusciti a sfruttarle a dovere? La verità è nel mezzo, e non basta un tocco di genio davvero sottile come quello di buttare nel bel mezzo del climax dell'episodio fincheriano Basic Integluteal Numismatics la notizia della morte di Pierce per salvare tutto. I tredici episodi volano in un lampo, alcuni più riusciti (Cooperative Polygraphy è probabilmente il miglior episodio dell'anno, davvero degno delle prime stagioni), altri meno (il dimenticabile Bondage and Beta Male Sexuality). C'è un tentativo di continuity (dalla morte di Pierce, al testamento, all'abbandono di Troy), ma non è molto efficace, e i tentativi di costruire un rapporto vero tra gli amici che vada oltre le battute estemporanee – anche divertenti – non ha successo.

Rimangono dei momenti validi (Chang che urla di essere attratto da Nathan Fillion, e lo stesso Fillion che fa un cameo assurdo poche puntate dopo) e la chiara sovrapposizione dello sviluppo interno della trama ed esterno della serie, con un doppio finale non riuscitissimo per vari motivi, ma sensato, con il tormentone Save Greendale che diventa inevitabilmente Save Community. È Dan Harmon che ci parla per bocca della sua creatura, e di Abed, che infine guarda anche in camera, e ci racconta le difficoltà di riprendere in mano qualcosa di forse irrimediabilmente corrotto, che forse ha dato tutto ciò che poteva, ma che non si vuole lasciar andare via, anche a costo di ripetere in eterno determinati schemi narrativi.

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