Comic Con Episode IV: A Fan’s hope, la recensione
Emozionante, divertente e polemici: il nuovo documentario di Morgan Spurlock è un lavoro imperdibile non solo per i geek...
Stan Lee, Joss Whedon e Harry Knowles alla produzione, Morgan Spurlock in cabina di regia e, come cast, l’intera – o quasi - comunità del Comic Con di San Diego, edizione 2010, ovvero i veri emblemi del successo della cultura pop del secondo millennio, un mondo fatto di fumetti, videogiochi, film e tanto altro che nasce dall’opera d’arte e diventa ogni volta icona (e merchandising) della nostra epoca. Un progetto senza dubbio ambizioso quello messo in piedi dall’autore di Super Size Me e Che fine ha fatto Osama Bin Laden, che per la prima volta in un suo lungometraggio rimane dietro la macchina da presa per collezionare interviste e lasciare che siano gli altri – i “fan” – a parlare.
Spurlock racconta tutto questo in maniera egregia. In soli novanta minuti riesce infatti a ripercorrere le tappe biografiche della convention, a spiegarne analiticamente l’aspetto commerciale - in particolare come il pubblico del Comic Con sia diventato un ottimo test driver per molti prodotti e film – ed anche a toccare il lato emozionale che muove il tutto, visto che senza la passione dei suoi visitatori il Comic Con non esisterebbe. E così, oltre a raccogliere le coinvolgenti testimonianze di partecipanti di lunga data più o meno famosi (tra cui Kevin Smith, Eli Roth, Matt Groening, Gullermo del Toro, Seth Rogen e Seth Green), Spurlock costruisce un vero impianto narrativo focalizzando la propria attenzione su cinque particolari persone che, nel 2010, hanno preparato e poi vissuto la manifestazione con la speranza che da lì in poi sarebbe iniziata una nuova fase della loro vita.
Cinque storie che hanno un inizio, uno sviluppo e un finale come nelle più classiche delle commedie e che fanno ridere e spesso emozionano tanto da far commuovere, senza che sia mai preso in giro niente e nessuno. Quelle che dall’esterno potrebbero sembrare esagerazioni vengono ben rappresentate come esibizioni di pura passione, ragioni di vita che viste dal punto di vista dei fan seguono una logica incrollabile.
Non è tutto: Spurlock riesce anche a portare avanti una tesi “polemica” sul Comic Con, ovvero come ormai dovunque ci sia gente con gusti omogenei ci sia un mercato da sfruttare e così il Comic Con oggi è tutto fuorché un luogo dedicato principalmente ai fumetti. Gli spazi (tendoni, banchi ed eventi speciali) dedicati ai disegnatori e ai loro appassionati sono sempre più piccoli, meno visitati e tenuti in considerazione. La gestione stessa del Comic Con sembra in mano agli interessi della grande distribuzione dell’entertainment e tra un George Lucas (società, non lui in persona) e altre major che dettano regole, tempi e libertà, il rischio di una mercificazione totale di quella che doveva essere la festa degli originali è sempre più dietro l’angolo...