Come un Tuono, la recensione

Partendo da Ryan Gosling, per arrivare a Bradley Cooper il nuovo film di Derek Cianfrance gira dalle parti del cinema corale in stile Iñarritu...

Critico e giornalista cinematografico


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Affezionato alle atmosfere dell'America del disagio "bianco" Derek Cianfrance, dopo la storia a due di Blue Valentine, gira un film diviso in tre, che mira a dipingere l'impossibile rapporto che lega le vite di tre uomini.

Inevitabilmente influenzato da Drive nel riprendere Gosling (Blue Valentine, che da noi è uscito poche settimane fa, è in realtà del 2010, quindi antecedente all'esplosione dell'attore con Refn), Cianfrance inizia il film con il lungo segmento riguardante il biker rapinatore, un pilota di pochissime parole e rapidità d'azione, abile con i mezzi e romantico quanto basta per ricordare il driver già interpretato dall'attore.

E' però con le altre due parti del film, quella sul poliziotto la cui vita cambia dopo l'incontro con il biker e quella del figlio del suddetto poliziotto (anch'egli legato in qualche maniera al primo personaggio) che il film prende quota, dimentica i debiti con altro cinema e cerca di superare i modelli di narrativa "intrecciata" (Inarritu ma anche Haggis).

Senza riuscire nell'impossibile impresa di raccontare il peso delle singole azioni nelle vite altrui o ancora peggio la difficoltà del prescindere da ciò che è accaduto nella nostra vita ad opera d'altri, Come un tuono ha il merito di andare a cercare un sentimentalismo da sconfitti, un'epica dei perdenti con uno sguardo da pari.

Quello che evita al film di scadere nel dimenticabile o nel consueto è una prospettiva "dal basso", in grado di raccontare storie di perdizione e contaminazione con le parti più marce del tessuto sociale attraverso una reale partecipazione. Senza applicare la distanza che un filtro eccessivamente narrativo o fantastico avrebbe implicato e senza contaminazioni ideologiche, in ogni momento è forte la sensazione che Cianfrance aderisca in tutto e per tutto alla causa del suo protagonista (dei tre inevitabilmente Gosling), disperato e bastardo, derelitto ma con un cuore, fiaccato da tutto e tutti, in primis da un paese che non lo considera.

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