Come ti ammazzo il bodyguard 2, la recensione
Non era facile seguire il disastro del primo film ma un team di rara pigrizia è riuscito a confezionare un sequel decisamente peggiore e più inutile
Di tutta la robaccia para-cinese che Hollywood sforna ad intervalli regolari da dieci anni a questa parte Come ti ammazzo il bodyguard è forse tra i peggiori esempi (sempre dietro alla serie Now You See Me, imbattibile). Sarebbe action comedy ma non nella chiave classica statunitense, più in quella per l’appunto asiatica, in cui gli umani sono avvicinati ai cartoni animati, la trama è asciugata al limite del folle (qui un miliardario greco vuole mettere in ginocchio l’Europa con i suoi hacker) e la leva dell’azione è tirata fino al massimo della potenzialità facendo bene attenzione anche a raggiungere il minimo della coerenza. Significa spari, botti, esplosioni e calci in faccia che avvengono a ripetizione senza che nessuno conti. Come nel wall of sound di Phil Spector i singoli elementi sono sviliti nella loro importanza perché contribuiscono ad un unico grande suono, quello delle risate e delle esplosioni. Anche per questo però è necessaria maestria.
È davvero in film come questi che si capisce la forza e la caratura di una star come The Rock che in Red Notice (in tutto e per tutto un film paragonabile per disinteresse nella ricerca di un senso), dove si capisce quale sia il ruolo di un grande nome: tenere in piedi simili baracche e moderare la sua presenza le assurdità cercando di trovare un tono unico e coerente per tutte le scene. Qui nessuno è coordinato: Salma Hayek potrebbe essere divertente nel suo non sapere minimamente interpretare le scene d’azione (anche se nella finzione è un’abile assassina) ma non lo è perché intorno a lei gli stuntmen invece funzionano a livelli professionali; Antonio Banderas come villain potrebbe essere divertente nella sua satira politica (il movente sono le misure restrittive dell’UE contro la Grecia) ma il resto del film non è sulla stessa linea e gli sceneggiatori non sanno cosa si potrebbe prendere in giro;, e così non coinvolge nemmeno il contrasto tra il preciso Reynolds e l’anarchico Jackson.
Se un film va tutto a rotoli con simpatia non è detto che risulti davvero simpatico.