Come prima, la recensione

Due fratelli in viaggio, verso Sud, per incontrare il padre morente. La risposta è sempre tornare all'antichità anche negli anni '50

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Come prima, in uscita in sala il 16 giugno

La morte di un padre stimola due fratelli a lungo separati a reincontrarsi e intraprendere un viaggio insieme che li riconcilierà. È la trama di 18 anni dopo, esordio alla regia di Edoardo Leo. Ed è la trama di Come prima, solo che per Edoardo Leo il padre era defunto e le ceneri andavano trasportate, per il film di Tommy Weber (che dalla Francia probabilmente non conosce molto del cinema italiano) è morente e va salutato.

Non solo.

Il film di Leo era una classica dramedy italiana, con molto di ironico e piacione, quello di Weber (scritto da lui stesso con Filippo Bologna e Luca Renucci) ambientato dopo la seconda guerra mondiale vuole fare i conti con l’eredità fascista. In entrambi i due fratelli sono diversi, opposti. Come prima insomma su un canovaccio che non inventa di certo Edoardo Leo innesta più che altro la pretenziosità di parlare di qualcosa di più alto ma nella realtà non muove un passo più in là di 18 anni dopo. Che aveva ambizioni ben più modeste e quindi era decisamente più riuscito.

I due viaggiano dalla Francia verso Procida, cioè verso il Sud, e finiranno per arrivare nel cuore dell’Italia tradizionale come si conviene in questi casi. Nelle strade strette, le donne che fanno lavori di casa sedute sugli scalini per strada, le pareti rovinate e il lavoro da pescatori. Il ritorno indietro come grande risposta. Anche negli anni ‘50. È sempre stata la risposta, sembra di capire. 

E se di certo non c’è il desiderio di realizzare un film diverso dal solito in sceneggiatura purtroppo non c’è nemmeno la capacità di mettere in luce dei talenti in regia. Come prima si trova per le mani due buoni attori (Antonio Folletta e Francesco Di Leva) e riesce a farne l’uso meno inventivo possibile, lavora sull’alternanza brutale di toni dal leggero al pesante e spingendo su performance così calcate da annullare ogni sfumatura possibile. Botte, urla seguite da risate e pianti.

Pure il contrasto tra vecchia Italia (in questo caso uno dei due fratelli era camicia nera) e nuova Italia in un viaggio lungo il paese poteva almeno ispirarsi a Il sorpasso, come del resto l’idea di una coppia di diversi in cui il mansueto viene contagiato gradualmente dalla voglia di vivere del più turbolento. Solo che anche in questo raffronto Come prima dimostra di scegliere sempre la strada più ordinaria e meno interessante, perché non ha il coraggio di imitare anche il percorso strano del film di Risi, affermando che quella voglia di vivere di cui è contagiato il mansueto non è positiva come si direbbe ma anzi una forma di corruzione. In Come prima tutto procede come si può immaginare e il mansueto che trova coraggio è un dettaglio positivo di un film con un finale di quelli proprio senza idee, un bagno in mare che risolve tutto in nome dell’amore. Senza bisogno di chiudere storie, di trovare un esito agli indizi seminati o almeno regalare un senso ai personaggi. Il bagno in mare lava tutto e basta.

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