Come in cielo, così in terra, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2020
Il film italiano Come in cielo, così in terra propone una commistione di generi dal buon potenziale non gestita in maniera impeccabile dal regista Francesco Erba
L'approccio interessante, e senza alcun dubbio coraggioso, rende in più punti eccessivamente complicato seguire l'evolversi delle situazioni al centro della trama, proponendo un intrecciarsi di dimensioni temporali e personaggi che non hanno sicuramente reso semplice il lavoro sul montaggio.
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L'opera prima di Erba non è priva di fascino e inventiva, dimostrando inoltre una buona dimestichezza nel gestire stili e tecniche molto differenti.
La sceneggiatura, però, non porta avanti in modo equilibrato le tre dimensioni temporali e il continuo alternarsi di personaggi e misteri smorza la tensione che caratterizza tutti i tasselli di cui è composta la narrazione, in particolare quello legato all'apparizione della giovane sconosciuta.
Le sequenze animate colpiscono per la grande quantità di dettagli e la bravura con cui sono state girate nonostante una certa complessità, mentre la recitazione non di altissimo livello rende le riprese live-action meno incisive rispetto al lavoro compiuto per seguire il racconto dell'alchimista.
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