Com’è Bello Far l’Amore, la recensione

Scusi, dov'è il 3D? La sesta commedia di Brizzi è poco originale, dal cast ristretto e noiosetto e incomprensibilmente in 3D. Il pubblico vorrà pagare il biglietto maggiorato?

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Come è bello far l'amore o come è bello fo**ere lo spettatore? C'è una bella differenza. Come tra il sesso consenziente e quello non.

Ma qui l'argomento si fa spinoso: sia perché noi italiani adoriamo essere fo**uti (da tutti i punti di vista), sia perché ad oggi possiamo solo domandarci se sarà felice lo spettatore italiano di pagare un biglietto maggiorato per vedere una commedia italiana in 3D dove il 3D non si sente, non si vede, non esiste. Il re è nudo ragazzi! Ma interessa a qualcuno?

Stiamo parlando dell'ultima provocazione produttiva di Fausto Brizzi, ex sceneggiatore romano classe 1968 che migliorò decisamente i cinepanettoni (dal 2001 al 2006) e diventato uno dei massimi esponenti registici della nuova commedia blockbuster italiana grazie a una serie di successoni come Notte prima degli esami (2006), Notte prima degli esami – Oggi (2007), Ex (2009) e il back-to-back di impostazione hollywoodiana Maschi contro femmine (2010) e Femmine contro maschi (2011) che ha girato insieme e distribuito separati. Separatosi dalla famiglia Lucisano, che l'aveva coccolato e lanciato come regista, è passato a Medusa e ha fondato la Wildside con il collaboratore-sodale di sempre Marco Martani (ex critico cinematografico duro e puro specializzato in cinema orientale), il collega esteticamente agli antipodi Saverio Costanzo (Private, In memoria di me, La solitudine dei numeri primi) e il suo produttore di fiducia Mario Gianani.

A me Brizzi piace. A Martani, addirittura, voglio bene. Sgombro il campo dagli equivoci. Mi è sempre piaciuta la loro attitudine produttiva prima che artistica. Durante un'intervista nel bel mezzo del successo improvviso di Notte prima degli esami, che adorai, Brizzi mi spiegò con grande calma: ”La legge dei 20 anni” alla base della scelta di lavorare con Martani e Massimiliano Bruno al sottogenere “film nostalgia”. Mi spiegò che Lucas, secondo molti l'inventore del sottogenere, creò American Graffiti nei '70 per raccontare i '50 americani della sua giovinezza e che i suoi idolatrati Vanzina Bros. realizzarono Sapore di mare negli '80 per raccontare i '60 italiani della loro giovinezza. E lui che fece allora? Mise in piedi Notte prima degli esami, da un'ideona fulminante del produttore Giannandrea Pecorelli, nei 2000 per raccontare gli '80 italiani della sua giovinezza. “E' la legge dei 20 anni. Funziona sempre” mi ripeteva tranquillo. Hai capito? Sembrava molto intelligente. Sembrava un regista americano. Poi con Notte prima degli esami – oggi, girato in fretta e furia per fare cassa, puntò tutto sul primo weekend sapendo che dopo ci sarebbe stata una super-flessione non credendo per primo lui stesso sulla solidità del progetto. E andò esattamente in quel modo lì. La sua terza regia, Ex, fu una storia di tante storie di bisticci, rotture, equivoci, coincidenze e innamoramenti. Produzione imponente, cast larghissimo come una squadra di calcio dalla rosa sconfinata (tenetelo a mente per dopo), ottima commedia dai numerosi ammiccamenti cinefili (si sfotteva Moretti, si omaggiava il Furio di Verdone rifatto alla grande da Giammarco Tognazzi, il Signore degli Anelli, Blake Edwards, Tutti pazzi per Mary) e pessimo, pessimo, pessimo dramma. Il back-to-back Maschi contro femmine e viceversa fu idem con patate grazie a cast all-star vastissimo con una particolarità registica di Brizzi che si faceva sempre più stile: tanti punti macchina rispetto alla media dei colleghi italiani. Sciatteria vattene via. “Così coperto che avrebbe potuto montarlo tutto solo ed esclusivamente dal punto di vista di Dio” mi disse un insider della produzione. Tradotto vuol dire che avremmo potuto vedere entrambe le commedione solo ed esclusivamente con inquadrature dall'alto: nel montaggio finale, poi, ne utilizzò pochissime.

E arriviamo a oggi. Cosa mancava al genietto degli incassi diventato nel giro di soli 6 anni un pilastro dell'industria cinematografica italiana? Il 3D. L'idea mi eccitò subito anche perché sembrava che Brizzi-Martani avrebbero fatto una commedia spintarella memore della buona tradizione italiana nel campo (Fenech & Co.) e della sua predilezione per i nudi femminili. Brizzi ne ha sempre messi parecchi nei suoi film. Risultato? Nisba, niente, bye bye 3D.

Per un autore di commedie, ripetiamo, più attento di altri alla resa visiva, Come è bello far l'amore è clamorosamente privo di guizzi visivi legati alla terza dimensione. Perché questa scelta? La stereoscopia non è mai al servizio di una gag in camera e dopo un prologo delizioso legato ai Fratelli Lumière che inventano il cinema (ma non come ce lo saremmo immaginato, anche se è buffa la coincidenza: dopo Hazanavicius e Scorsese anche Brizzi celebra il cinema delle origini) la sua sesta regia diventa presto una storiella piccina-piccina ambientata a Santa Marinella basata sul fatto che la coppia De Luigi–Gerini non fa più l'amore.

Prima vediamo delle patatine uscire dallo schermo e poi dei coriandoli ci arrivano blandamente vicino al naso. Wow. Gag con sporgenze fisiche che, appunto, sporgono? Nein. Sono state tagliate al montaggio come i punti di vista di Dio? Dopo 20 minuti di De Luigi-Gerini che non fanno l'amore, il loro unico figlio che invece lo fa ma vorrebbe pure altro (è diventato “scopamico”, ma era 40 anni vergine di Apatow il primo film a istituzionalizzare il concetto), la domestica allupata e un trasandato Filippo Timi pornostar con jeans strappato anni '80 alla Bon Jovi (ma cos'è... Notte prima degli esami 3?) viene da chiedersi: “Perché sto indossando questi occhiali per vedere il film?”.

Uno stimato stereografo con cui ho la fortuna di lavorare a distanza di pochi metri commenta così il mio smarrimento 3D post film: “Se comunque non ti ha dato fastidio e se comunque il 3D non ti ha rovinato la visione, vuol dire che è stato fatto un buon lavoro”. Ok, lo posso capire. Ma qui allora il problema non è di David Bush, responsabile della stereografia, quanto piuttosto degli stessi Brizzi & Martani che non hanno immaginato il 3D DENTRO il loro film quanto piuttosto FUORI dalla loro opera. Ovvero al botteghino. A pensar male ci vuole un attimo e, sempre in un attimo, la stimata astuzia produttiva può trasformarsi in deprecabile cinismo.

Ultima considerazione non-3D: è il primo film di Brizzi senza cast all-star e senza struttura corale. Se ci pensate anche Notte prima degli esami aveva 7-8 personaggi forti. Per non parlare delle successive pellicole-corazzate. Questa in fondo è la semplice (per non dire sempliciotta) storia (per non dire storiella) di una simpatica coppia di 40enni che non s***a più, con marginalmente un po' di loro figlio frustrato e l'amico d'infanzia pornostar di lei che li va improvvisamente a trovare. Senza un enorme esercito alla sue spalle Brizzi annaspa nella guerra leggera.

Tre difetti principali dunque: 3D assolutamente inutile, poca originalità in sceneggiatura, cast ristretto che stufa presto.

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