Color Zagor n. 3: Il passato di “Guitar” Jim, la recensione

Dopo la visita a Ian Aranill su Speciale Dragonero n. 2, Patrick Wilding torna a colori per il terzo annuale di Color Zagor: Il passato di “Guitar” Jim

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Secondo appuntamento estivo e in policromia per lo Spirito con la Scure nell'arco di pochi giorni. Dopo la visita a Ian Aranill di Speciale Dragonero n. 2, Patrick Wilding torna a casa, per il terzo annuale di Color Zagor, scritto dall'editor responsabile del personaggio, Moreno Burattini e disegnato per la prima volta da un artista straniero: Bane Kerac.

Il passato di “Guitar” Jim segue i precedenti albi dedicati al capitano Fishleg e a re Guthrum. La giovane collana nata per dare risalto a quel microcosmo di figure a torto etichettabili come secondarie e invece parte integrante del successo della creatura di Guido Nolitta e Gallieno Ferri (che firma la copertina di questo volume), ci parla del bandito spensierato che i due ideatori di Zagor introdussero nella 34-esima uscita della serie regolare: Gli sciacalli della foresta (aprile 1968). La simpatica e amabile canaglia entrò subito a far parte delle preferenze loro e di quelle dei lettori, tanto da conquistarsi il primo numero celebrativo della testata, il 100, nell'ottobre del 1973, intitolato Il mio amico Guitar Jim.

In questa occasione conosciamo le sue origini a partire dall'adolescenza, durante la quale la sua vita viene segnata per sempre dall'incontro con Herbert Kristofferson. L'uomo lo prende sotto la propria custodia come un padre, insegnandogli a suonare lo strumento che gli varrà il soprannome, la chitarra. Tutti e due orfani, sono accomunati entrambi da perdite tragiche e dolorose, causate da un unico responsabile. La vendetta è il sentimento dominante questa vicenda e l'esistenza dei suoi protagonisti, buoni o malvagi che siano.

Mister Swearengen, proprietario del saloon per il quale Jim inizia a lavorare da ragazzo, completa la maturità del futuro musicista fuorilegge, allenandolo a diventare un abile pistolero. Il nemico da affrontare e sconfiggere, il potente criminale Clancy, circondato da killer professionisti, capeggiati dallo spregevole Reagan, richiede un'impresa eccezionale. Quest'ultimo, dopo tanti anni è ancora sulle sue tracce e lo ha ferito gravemente. È a questo punto che entra in scena Zagor per aiutare l'amico venuto a cercare rifugio alla sua capanna.

Passato e presente sono intrecciati con armonia ed equilibrio da Burattini, giocando sue due piani temporali diversi ma raccontando sempre gli avvenimenti con una sequenzialità esemplare. Nonostante un soggetto corposo, ricco di colpi di scena, la sceneggiatura è limpida e scorrevole mentre la sua interpretazione da parte di Kerac, superba. Il suo tratto pulito, di carattere, ci regala un'immagine accattivante e assai risoluta del nostro eroe, impreziosita dal colore di GFB Comics.

È un episodio particolarmente drammatico, in cui è lasciato poco spazio alla consueta comicità e alle gag di Cico, elementi che rischierebbero di allentare l'intensità e la tensione della trama. L'artista serbo mette in campo tutta la sua esperienza e cimentatosi in carriera su titoli storici come Il grande Blek e Tarzan, dimostra di trovarsi a suo agio in questa storia, un ottimo western denso di azione, tagliatogli su misura da Burattini. Telegraficamente: il miglior Color Zagor finora e un capitolo da incastonare nella gloriosa storia editoriale del personaggio.

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