Color Zagor 7: La giustizia di “Wandering" Fitzy, la recensione
Abbiamo recensito per voi Color Zagor 7: La giustizia di “Wandering" Fitzy, di Giusfredi e Laurenti
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
La giustizia di “Wandering" Fitzy, settimo appuntamento con Color Zagor, è uscito in edicola lo scorso 1° agosto. Tutti gli appassionati del Re di Darkwood avranno immediatamente capito che l'ospite d'onore del numero estivo del semestrale è il mentore del protagonista, colui dal quale il Nostro ha imparato a fabbricarsi e usare l'inseparabile scure e, soprattutto, ha assimilato quei principi fondamentali che hanno contribuito in maniera decisiva a trasformarlo nell'eroe che tutti amiamo.
In questo episodio vengono ripercorsi brevemente i tragici episodi sopracitati, a partire da quello che ha scatenato l'irrefrenabile brama di rivalsa del ragazzo: la perdita dei suoi genitori. Sono fatti che ritroviamo anche nell'eccellente romanzo in prosa Zagor, di Davide Morosinotto, di fresca pubblicazione da parte di Sergio Bonelli Editore.
Lo stesso dicasi per quanto concerne Fitzy: rappresentarlo nuovamente in azione è stata una responsabilità non da poco per l'artista romano, avendone tutti in mente il termine di paragone, l'icona cesellata dal compianto Gallieno Ferri. L'erede del maestro nel ruolo di copertinista, Alessandro Piccinelli, non è da meno in tale circostanza, e ci regala una splendida illustrazione dedicata.
La storia, tuttavia, non si concentra esclusivamente sul precettore di Zagor; anzi, l'occasione per poterne parlare viene offerta da ben altri presupposti legati a un individuo misterioso e solitario, allontanato dalla comunità per il suo volto orribilmente sfregiato. Il suo aspetto richiama subito alla memoria il Joker della DC Comics, ma è evidente in questo e in altri dettagli del racconto il rimando e l'omaggio a un classico della letteratura, a cui probabilmente il villan più famoso dei comics è stato ispirato: L'uomo che ride (1869), uno dei tanti capolavori di Victor Hugo.
La trama, dopo un breve e drammatico prologo, prende il via con leggerezza: Cico si caccia come suo solito in un bel guaio, ma la comicità lascia presto il posto a un intreccio tosto e a una vicenda toccante, un thriller appartenente al passato, e narrataci da continui e lunghi flashback.
L'ottimo soggetto e l'agile sceneggiatura sono firmati da Giorgio Giusfredi, talento emergente di via Buonarroti 38 messosi in luce su Dampyr e qui all'esordio in solitaria. Lo scrittore lucchese intesse una storia originale e irresistibile fatta di cuore e di testa, di sentimento e di azione, cogliendo appieno la caratura e le sfumature di Wandering Fitzy, in cui riconosciamo tutte le doti della maturità di Zagor.
L'albo, ne siamo certi, farà la gioia di vecchi e nuovi lettori dello Spirito con la scure, essendone senza alcun dubbio un'avventura imperdibile.
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