Coda vol. 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo volume di Coda, serie di Simon Spurrier e Matías Bergara

Condividi

Coda su Anteprima

Per molti anni, uno degli scopi principali della narrazione fantasy prima e fantascientifica poi è stato raccontare il mondo sotto una differente lente d'ingrandimento. Creando un'allegoria della realtà, gli autori hanno spesso reso evidenti e grotteschi i difetti e i limiti del potere, criticando in maniera aspra diversi aspetti della società: dalla politica alla convivenza civile, passando per la tradizione militare e quella educativa.

In tal senso, il fantasy e la fantascienza sono stati gli arieti che, come il mito nei tempi antichi, hanno squarciato il velo di illusione tra la gente e la quotidianità, utilizzando termini semplici per aprire gli occhi alla popolazione su questioni più o meno fondamentali. Beninteso: ciò non implica automaticamente che il punto di vista dell'autore sia sempre il "migliore" o il più condivisibile, proprio perché il paradigma alla base dei generi è talmente archetipico da calzare praticamente su ogni pensiero.

Da questa allegoria che ripropone la realtà in termini più estremi e lampanti, nasce la serie Coda. Edita originariamente dai BOOM! Sudios e portata in Italia da Panini Comics nella collana 100% HD, Coda rappresenta in pieno quel parallelismo tra l'involucro epic fantasy, dove viene inquadrato un mondo in rovina in cui la magia è quasi estinta e di notevole valore e la materia narrativa vera e propria, incarnata dal folle viaggio intrapreso da un eroe per salvare la sua amata. Migliaia di storie sono partite da questi presupposti, ma - va detto - davvero poche sono qualitativamente valide come il lavoro firmato da Simon Spurrier e Matías Bergara.

Coda #1, variant cover di Jeff Stokley

In questo caso, l'eroe tradizionalmente molto cupo e tenebroso lascia il posto a un bardo sicuramente un po' sulle sue ma che ama riempire le pagine di parole, esprimendo i pensieri d'amore verso la sua compagna in modo prolisso e caloroso; in più, il suo destriero regale e, normalmente, icona stessa del bene incarnato è, in realtà, un pentacorno sensibile alla magia. Essa gli fornisce dei poteri straordinari che, combinati con il suo carattere non proprio docile, lo rendono un pluriomicida scatenato.

Tale mix di follia e amor cortese è calato in pagine esplosive, cariche di colori e visioni immaginifiche che mostrano il mondo esterno come qualcosa di estremamente vivo e pulsante, nonostante sia effettivamente quasi al termine della sua esistenza.

Questa miscela esplosiva funziona, anche molto bene. Come ogni altro racconto epico che si rispetti, l'allegoria sociale di fondo è il perno centrale dell'eroe: cosa scegliere tra restare attaccati a un passato che non c'è più e dover metabolizzare un cambiamento difficilmente digeribile?

Piuttosto che fornire una risposta più o meno esplicita e univoca a questo quesito, Spurrier e Bergara lasciano che il lettore affondi all'interno delle pagine caleidoscopiche, muovendosi al fianco del protagonista in un percorso che toccherà due barricate in guerra, le quali nonostante incarnino due stili di vita opposti sono più simili di quanto possa sembrare a prima vista. In questo percorso dove si scontrano la libertà e il dominio, il singolo e il collettivo, l'eroe si muoverà come una scheggia impazzita, legandosi e mostrando il suo lato più sensibile, senza mai smettere di ingannare e fare il proprio gioco, in una strada costellata di errori e piccoli successi tra uomini, bestie di ogni tipo e luoghi meravigliosi.

Coda #1, variant cover di Jae Lee

Tavola dopo tavola, la storia affronta altre domande che, da sempre, tormentano gli uomini riguardo il concetto di "bene superiore" e di "fine che giustifica i mezzi". Ancora una volta, però, ogni fazione del mondo ha un motivo per restare in vita, rendendo ragionevoli e più o meno condivisibili le proprie motivazioni.

Questo cartonato di Coda pubblicato dall'editore modenese contiene i primi quattro capitoli della maxiserie americana, i quali lasciano il lettore affamato, con la voglia di scoprire i segreti di un mondo dove nulla è come sembra e la menzogna è sempre dietro l'angolo.

Era da tempo che un genere così ad ampio respiro non trovava una casa tanto confortevole e interessante all'interno del Fumetto, con storie in grado di avere una propria importanza senza l'ausilio della crossmedialità televisiva, cinematografica o ludica. Volendo fare un parallelo con un prodotto nostrano, in Coda è possibile ritrovare la stessa esplosività della serie Kids With Guns, di Capitan Artiglio, nonostante i temi alla base siano comunque differenti.

Adrenalinico e coinvolgente, questa prima parte della serie è qualitativamente molto valida e posiziona molto in alto l'asticella qualitativa, in vista dei prossimi capitoli.

Continua a leggere su BadTaste