Cobra Kai: la recensione dei primi due episodi
Il sequel della trilogia di Karate Kid è una sorpresa: ecco le nostre impressioni sui primi due episodi di Cobra Kai
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Su soggetto di Robert Mark Kamen, già coinvolto nei prodotti originali, si torna a toccare la mitologia storica di Karate Kid. Lo si fa ripartendo proprio dal finale del primo film, da quel colpo della gru che Daniel sferrava contro il suo avversario Johnny, vincendo il torneo. La serie torna a quelle immagini scolpite nella mente di quanti sono cresciuti tra gli anni '80 e '90, riproponendole integrate da inquadrature inedite, che spostano la prospettiva del colpo su Johnny. Quindi una vittoria che diventa una sconfitta. Lo ritroviamo nel presente Johnny (William Zabka), uno sconfitto dalla vita, senza prospettive né stabilità. Al contrario, proprio da quella vittoria e da quelle seguenti Daniel (Ralph Macchio) è riuscito a costruire un successo dopo l'altro, è un venditore d'auto ricco e con una bella famiglia.
Sarebbe stato semplice giocare su un'impostazione più scontata, riproponendo un conflitto identico a quello passato, con le stesse schematizzazioni. E invece veniamo presi in contropiede, e questo fa molta differenza quando si tratta di elaborare un intreccio semplice, capace di catturare, ma non banale. È impossibile odiare Daniel, ma capiamo perché Johnny lo fa. Cobra Kai allora è una storia di riscatto, una resa dei conti, ma anche un modo per elaborare il passato (lo stesso Daniel, dietro la sua armatura, potrebbe essere più fragile di quel che sembra).