Cobra Kai 2: Dojos Rising, ovvero come NON fare un beat 'em up su licenza | Recensione
Cobra Kai 2: Dojos Rising viene distrutto da una realizzazione tecnica impietosa e da un gameplay sbagliato sotto diversi punti di vista
È questa la prima sensazione provata una volta completato uno stage di Cobra Kai 2: Dojos Rising. Un ritorno a un passato da cui speravamo di essere scappati. Ma soprattutto una sensazione di aver investito male il nostro tempo, sempre più prezioso con l'avanzare degli anni. Eppure Flux Game Studio ci aveva già provato nel 2020. Ci aveva provato con un gioco basato sulla serie tv di successo di Netflix, raccogliendo forti critiche (60 di punteggio medio su Metacritic). Due anni dopo lo studio ci ritenta, con Cobra Kai 2: Dojos Rising, promettendo un'esperienza migliore, ma non mettendo a segno quasi neanche un colpo.
Un titolo pensato per i fan della serie TV
Partiamo subito dai, purtroppo pochi, aspetti positivi. Cobra Kai 2: Dojos Rising può contare sulle voci del cast originale della serie tv. Quindi, se lo show vi appassiona, ritroverete quantomeno gli attori prestare le proprie corde vocali ai loro personaggi, con qualche eccezione come il pastinaca di Paul Walter Hauser.
Nella modalità principale, verranno narrati gli eventi ipoteticamente avvenuti nella settimana che precede l'All Valley, nella stagione quattro di Cobra Kai. Dico ipoteticamente, perchè il tutto è narrato tramite la voce di Chozen (Yuji Okumoto) che, tramite proverbi giapponesi, racconta storie di rivincita e redenzione. Potrete scegliere a quale dojo unirvi e, in quel caso, otterrete l'accesso a due personaggi eslcusivi di ogni route. Il Miyagi-do ha ovviamente Danny LaRusso e sua figlia Sam, l'Eagle Fang Karate ha Johnny Lawrence e Miguel Diaz, ed infine il Cobra Kai dà la possibilità di utilizzare Kreese e Tory.
Una volta scelto il dojo, avrete 15 giorni (scanditi dai livelli completati) per arruolare più combattenti possibili. Il roster di circa trenta personaggi comprende tutti gli altri membri del cast, a eccezione dei due esclusivi menzionati qualche riga qui sopra. Potrete quindi coinvolgere nell'Eagle Fang Karate anche persone che per ora non ci hanno mai combattuto, come Demitri o Robbie.
Per arruolare un nuovo combattente, vi basterà sconfiggerlo nello stage o completare una sottoquest (che spesso è un'altra scusa per menare le mani). Oltre ai combattenti, altri personaggi secondari di Cobra Kai saranno assegnati allo staff del dojo, e daranno dei bonus secondari per la parte gestionale del titolo. A un primo impatto, Cobra Kai 2: Dojos Rising sembra quanto meno avere voglia di provarci, nonostante un comparto grafico arretrato che trova luce solamente(e parzialmente) dalle cutscene in 2D.
Cobra Kai: La via del pugno non passa da questo Dojo
Oltre alla classica modalità storia, il titolo di Flux Game Studio propone diverse opzioni. Una modalità rissa reale in cui rivivere le battaglie delle prime stagioni. Una semplice "uno contro uno", dove testare chi è il più forte, sia online che in locale. E infine una modalità survival, dove mettere alla prova quattro dei nostri combattenti contro ondate di nemici sempre più agguerrite. Purtroppo in questo ultimo caso non è possibile utilizzare i salvataggi della modalità storia, e ogni combattente ripartirà da zero. Nonostante questo, Cobra Kai 2: Dojos Rising sembrerebbe la casa ideale per un fan in attesa di nuovi episodi.
Purtroppo l'incantesimo si spezza non appena si avvia il primo livello. Il gioco è un beat 'em up che purtroppo, spesso sbaglia l'hit box dei colpi. Non solo sarà impreciso nelle schivate e negli attacchi, vedendoci premere compulsivamente i tasti senza far accadere nulla a schermo, ma ci troveremo di fronte anche un costante calo di frame, ingiustificabile per il genere e per ciò che viene mosso a schermo. Questo sorvolando su compenetrazioni, oggetti volanti che il più delle volte non si possono prendere, barra delle mosse speciali non sempre reattiva e una telecamera più lenta del dovuto. Tutti ingredienti per una ricetta disastrosa.
Se il gioco non richiedesse determinati obiettivi, tra cui la precisione nel non farsi mai colpire, sarei stato anche disposto a chiudere un occhio su alcuni di questi disastrosi aspetti. Ma Cobra Kai 2: Dojos Rising pretende la perfezione, quando è probabilmente tra i peggiori esponenti del genere mai concepiti. Siamo anni luce dalla pulizia di uno Streets of Rage 4, ma anche dal divertimento dell'ultimo titolo dedicato alle Tartarughe Ninja. Quello che ci rimane dopo ogni errore commesso, è solo rancore. Rancore per il tempo sprecato a cercare di aggirare una boss fight pensata male, che colpisce i nostri combattenti con una sequenza di mosse al momento del respawn, impedendoci anche solo di rialzarci e parare.
Ne esce quindi fuori un disastro, capace di deludere l'appassionato dello show, e al contempo di far rimpiange l'esoso prezzo del biglietto. Dubbioso quando si avvia la produzione, inspiegabile quando si supera il paio di ore di gioco.
Tolto il (poco) entusiasmo iniziale, Cobra Kai 2: Dojos Rising non mette a segno neanche un pugno. Un sistema di combattimento sporco, impreciso e un comparto tecnico datato e non all'altezza delle console su cui è disponibile. Gli ultimi chiodi su una bara che speriamo non venga mai riaperta, un titolo francamente evitabile soprattutto nel marasma di questi ultimi mesi. Si tratta purtroppo di un passo falso, che invece di avvicinare altri ipotetici fan alla produzione Netflix rischia di allontanarli per sempre. Se cercate un ottimo beat 'em up 3D, state guardando nel dojo sbagliato.