Classifica: le 10 migliori serie in onda (seconda parte)
La seconda parte della nostra classifica, in cui scopriamo le prime cinque posizioni delle migliori serie in onda
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5 – Shameless: In un mondo perfetto questa posizione sarebbe stata occupata da Enlightened ma purtroppo il bellissimo show di Mike White, di cui comunque vi invitiamo a recuperare le due stagioni, ha avuto vita breve. Shameless e la delirante famiglia Gallagher rappresentano quanto di meglio il genere dramedy – che ha in Girls un altro esponente valido – può offrire oggi. Un grande cast, una corporatura solida fatta di personaggi ai quali ci si affeziona inevitabilmente, l'ironia della vita in una costante risata sporcata dall'amaro retrogusto di rimpianti per un'esistenza che avrebbe potuto essere diversa, il valore e l'attaccamento alla famiglia come causa del disagio ma anche come costante alla quale sempre ritornare per trovare se stessi.
4 – Game of Thrones: Tutta l'imperfezione e il coraggio di quello che forse è il più ambizioso adattamento televisivo mai realizzato. Il fascino dell'epopea fantasy di Martin condensato in uno sforzo produttivo senza pari, una serie di intrecci che hanno la dimensione di un mondo intero raccontati da un cast praticamente perfetto, una tecnica che di anno in anno pare superarsi, un montaggio e una scrittura che hanno fatto i salti mortali – tradendo dove necessario le vicende originali – per tenere le fila di una storia che il suo stesso autore aveva giudicato impossibile da raccontare in altra forma. Le catene dell'adattamento spesso hanno tenuto ancorata la serie a terra condannandola a non poter ambire alla perfezione e a mostrare il fianco in più di un'occasione, soprattutto nell'ultimo anno, ma Game of Thrones non poteva mancare in questo elenco. Anche perché altrimenti Martin ci avrebbe uccisi tutti.
3 – Boardwalk Empire: La grande narrazione della produzione curata da Martin Scorsese recupera, pur non raggiungendone il livello, l'eredità delle enormi serie di grande respiro che nei primi anni del 2000 hanno reso la HBO ciò che è. Steve Buscemi, che come William H. Macy in Shameless sembra aver trovato con Boardwalk Empire il ruolo per il quale verrà ricordato, è il faro che ne illumina la grandezza. Dopo l'enorme climax raggiunto alla fine della seconda stagione, l'affresco dell'epoca del proibizionismo si è arricchito di un arco narrativo ancora più intenso e sconvolgente che, rigettando i protagonisti nella mischia, li ha infine riportati a casa con una nuova consapevolezza di se stessi. La messa in scena, la regia, la fotografia e la cura per la ricostruzione e il dettaglio sono straordinari, gli intrecci e gli interpreti si fondono, si riprendono l'un l'altro, si scontrano con precisione millimetrica nella costruzione di una narrazione tanto sincera e d'impatto quanto coerente con se stessa. Da recuperare.
2 – Breaking Bad: La scrittura televisiva non è una scienza esatta, non è chimica, ha regole proprie che non vanno applicate come formule, e il risultato vale sempre di più della semplice somma delle sue parti. Breaking Bad rappresenta semplicemente la perfezione, aldilà di ogni possibile previsione o ragionamento, e analizzarne i singoli contenuti ed elencarne i meriti come per le otto serie che fin qui abbiamo trattato sarebbe quasi riduttivo (citeremo solo il finale della terza stagione, forse uno dei più grandi cliffhanger della storia, ma anche una certa puntata incentrata su una mosca). La storia di Walter White è la storia di una scalata verso il male, verso una spirale di distruzione e morte che quanto più appare senza ritorno tanto più aumenta la propria forza attrattiva risucchiando interpretazioni, scrittura, tecnica e rigettando qualcosa che ne è la fusione ma illuminata al tempo stesso da una luce che nessun'altra serie possiede.
1 – Mad Men: Se dovessimo riassumere il valore della serie di Matthew Weiner in una sola espressione questa sarebbe: televisione totale. Se in altre arti, come il cinema e la musica, questo indica la perfetta fusione e sintesi di una serie di espressioni tanto colte nella loro aspirazione e messa in scena quanto profondamente umane ed emozionanti nelle loro tematiche, anche Mad Men ha recepito ed applicato bene questa lezione facendo, ancora in onda, la storia della televisione. Un approfondimento psicologico e una coerenza interna che non sfigurano se paragonati a capolavori assoluti come The Wire e Six Feet Under, una serie che, anche quando finirà il prossimo anno, in realtà non se ne andrà mai. E alla quale assegnamo senza esitazione il primo posto nel nostro elenco.