City Of Lies - L'ora della verità, la recensione
A partire dalla morte di Tupac Shakur, City of Lies - L'ora della verità costruisce cinema d'inchiesta sulla passione per i complotti
In più di un punto infatti l’impressione è che questo film, scritto dall’attore alle prese con la sua prima sceneggiatura Christian Contreras (a partire dal romanzo di Randall Sullivan) e diretto da Brad Furman, sia decisamente più interessato a raccontare l’occultamento che la verità occultata, molto più interessato a mostrare che esiste un complotto piuttosto che a raccontare cosa complotto preveda.
Si passa così dalla scoperta di un complotto, all’analisi del complotto, al racconto delle sue implicazioni fino a che il film non inizia a invorticarsi in se stesso.
Sempre meno interessato a cosa sia successo a Tupac, City of Lies mette al centro il poliziotto interpretato da Johnny Depp, così ossessionato da quell’omicidio e dalle implicazioni per il corpo di polizia da farsi cacciare, cominciando a indagare la sua rettitudine. A questo punto, dopo aver cambiato centro della trama 3 volte, per City of Lies inizia lo schienadrittismo e il tasso di prediche si impenna. Inizia Forest Whitaker, nei panni del giornalista, e tutti lo seguono in una gara a chi ha la schiena più dritta tramite un’asfissiante serie di tirate su (nell’ordine): la legge, l’importanza della divisa, l’ordine, la bontà di chi denuncia e ovviamente il giornalismo.
Ma anche solo chi vorrebbe vedere Whitaker e Depp creare qualcosa di valevole rimane deluso. Perché se l’indimenticato Ghost Dog fa sempre il suo, lo stesso non può dirsi da troppo tempo ormai di Johnny Depp.