Citadel, la recensione dei primi due episodi

Gli ingredienti sono tutti già visti, ma Citadel, nuovo thriller hi tech di Amazon, ha ambizioni (e soldi) da prodotto che vuole fare la rivoluzione

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Citadel debutta su Amazon Prime Video venerdì 28 aprile con i primi due episodi, i successivi saranno disponibili ogni settimana fino al 26 maggio

Giudicare Citadel dopo aver visto i primi due episodi è come valutare un pranzo di matrimonio a metà degli antipasti. Costato 300 milioni di dollari, la seconda cifra più alta di sempre per una serie TV, il nuovo thrillerone di Amazon Prime Video prevede anche quattro serie spin-off (tra cui una italiana), e infila, nei primi settanta minuti della prima stagione, abbastanza spunti da prometterne altre quattro, cinque, infinite. Ed è vero che la cifra spesa è conseguenza anche di un brusco cambio di direzione artistica che ha portato con sé numerosi reshoot, ma anche al netto delle spese extra è chiarissimo che Citadel è un progetto ambizioso, che è qui per restare e che quindi, come si dice, sta ancora tenendo le sue carte ben strette al petto.

I punti di riferimento della serie

Se però il buongiorno si vede dal mattino… Citadel si apre con una sequenza che da sola potrebbe essere costata quanto intere altre serie, e che serve per mostrare i muscoli e far capire a quali modelli si punterà: Mission: Impossible, Bourne, il techno-thriller moderno e stiloso del quale i fratelli Russo (qui produttori esecutivi) sono i nuovi alfieri, ma anche un po’ di action più vecchio stile, caciarona ed esplosiva, quella nella quale non ci sono solo spie fascinose e complotti internazionali ma anche sparatorie, treni che esplodono e gente che biascica minacce con un improbabile accento russo. Alto e basso, world building e cafonaggine, eleganza e pallottole: Citadel si presenta alzando immediatamente il volume a 11, ed è difficile non rimanere catturati dai primi dieci/quindici minuti.

I protagonisti di Citadel

Saggiamente, la serie poi rallenta all’istante. I protagonisti ce li ha già presentati tra un’esplosione e l’altra: sono una coppia di spie con un passato sentimentale burrascoso, lui (Mason Kane/Richard Madden), lei (Nadia Sinh/Priyanka Chopra), ma pure l’altro (Bernard Orlick/Stanley Tucci), il loro M, la voce che li guida da distanza di sicurezza durante le loro per nulla sicure missioni. E ci ha già presentato il loro dilemma: durante la succitata sequenza di treni ed esplosioni, i due perdono la memoria, e ritroviamo Mason Kane otto anni dopo, quando si è ormai rifatto una vita e una famiglia.

Citadel diventa quindi da subito una corsa verso il passato, una serie che parla di identità e di ricordi e di quanto i secondi plasmino o meno la prima. Chiunque abbia visto mezzo thriller nella sua vita saprà già dal primo istante che una semplice amnesia non è mai un ostacolo tra una superspia e il suo obiettivo; e su quel treno di otto anni prima non viaggiavano solo Mason e Nadia, ma un’ombra scura che minaccia la pace e la stabilità dell’intero pianeta, e che altrettanto ovviamente i due agenti dovranno trovare il modo di fermare, in barba alla perdita di memoria.

Non andiamo ulteriormente nei dettagli, perché quello che sembra un impianto talmente classico da diventare banale nasconde invece parecchie sfumature interessanti, che ci vengono svelate con la tipica parsimonia del thriller. Citadel è costruita per rivelare dettagli decisivi solo quando farlo ha una funzione di progressione narrativa: ogni paio di scene c’è una rivelazione, e non si ha mai la sensazione di essere del tutto in pari con il racconto – e in fondo è giusto così, visto che parliamo di gente che ha perso la memoria.

Delle buone premesse

Il paradosso è che, se da un lato è vero che i primi due episodi si spiegano con il contagocce e ci lasciano con più misteri che risposte, dall’altro riescono comunque a coprire lo spettatore di nomi e informazioni che potrebbero essere essenziali quanto rivelarsi solo delle false piste; il racconto procede sempre a ritmi altissimi e ogni tanto si ha la sensazione che Citadel stia andando un po’ di fretta perché ha troppe cose da dire e da fare – ma di nuovo, potrebbe essere un effetto collaterale di aver visto solo i primi due episodi, quelli che devono incuriosire e lasciare il segno. C’è tutto lo spazio per rallentare e rarefare un po’ il ritmo, anche perché finora ci siamo concentrati solo sulla coppia protagonista, ma intorno a loro ruota un ricchissimo cast (segnaliamo in particolare una spettacolare Lesley Manville) del quale non sappiamo ancora quasi nulla e sul quale ci aspettiamo di scoprire più o meno tutto, in una serie pensata per espandersi anche in altre direzioni (narrative e geografiche).

L’unico vero elemento di preoccupazione è che, per quanto spettacolare ed esplosiva, l’azione è sembrata finora un po’ standard, in termini di inquadrature e movimenti di macchina; di qualità, ma fredda e un po’ piatta, come capita spesso di recente alle produzioni targate Russo (si veda l’algido The Grey Men). Quando si tratta di menare le mani, insomma, a Citadel manca ancora quella sicumera e quella personalità che traspaiono invece dai dialoghi. Ma di nuovo, siamo solo all’inizio.

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