Citadel: Honey Bunny, la recensione: lo spinoff più esotico è anche quello meno originale

Tanta azione, ma generica, e un'ambientazione non sfruttata a dovere: Honey Bunny porta allo scoperto i limiti dell'operazione Citadel

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Dalle prime scene, i personaggi di Citadel: Honey Bunny parlano alternando o mischiando hindi e inglese, a volte nello stesso dialogo, a volte addirittura nella stessa frase. Non sappiamo quanto questo sia verosimile, ma il punto è un altro: si poteva intendere come metafora dell'operazione, ovvero cercare di portare in un territorio nuovo le coordinate della serie madre. La realtà dice invece che la serie è per 90% US e per 10% indiana. E per l'80% già vista.

A un mese dal successo di Diana, il 7 novembre su Prime Video arriva il nuovo spin-off della serie madre prodotta dai fratelli Russo. Quello che sulla carta era il più esotico, si rivela essere il meno originale.

La trama della serie

Quando lo stuntman Bunny recluta l'attrice in difficoltà Honey per un lavoro secondario, i due vengono catapultati in un mondo di azione, spionaggio e tradimento. Anni dopo, quando il loro pericoloso passato torna a farsi sentire, Honey e Bunny, che si sono allontanati, devono riunirsi e lottare per proteggere la loro giovane figlia Nadia.

Sprecata l'ambientazione indiana

Come anticipato, l'ambientazione indiana offrirebbe tanti spunti, a partire dalla florida tradizione nel cinema d'azione del Paese, ultimamente ben nota in Occidente, che la trama della serie affronta direttamente. Honey e Bunny lavorano sul set e poi devono imparare a assumere altre maschere nel loro nuovo lavoro: un discorso sulla bocca dei personaggi stessi, che parlano dei labili confini tra realtà e finzione. Peccato che le loro riflessioni (e quelle dello show) restino in superficie, utili come punto di partenza per la storia e poi al massimo a condurre i due a letto assieme.

Anche il resto del contesto non è sfruttato a dovere. La narrazione si svolge soprattutto in interni dove tramano le fazioni contrapposte, con l'obiettivo di rendere il tutto molto riconoscibile e appetibile al pubblico internazionale. Non emergono aspetti rivelanti della cultura indiana, né questi forniscono caratterizzazione alla storia. L'azione stessa è poi, come di consueto in Citadel, ben eseguita ma generica. La standardizzazione del modello ingloba pure Paesi e tradizioni molto diverse da quelle statunitensi.

I nodi vengono al pettine

A livello di trama, Honey Bunny si muove su due diversi piani temporali, per cercare di allargare le coordinate tipiche di Citadel, finendo però negli stessi territori dei suoi predecessori. C'è una minaccia globale, doppi giochi e morti solo apparenti. L'addestramento della nuova recluta (come in Diana) e il ricorso a marchingegni bondiani (come nella serie madre). C'è ancora poi il discorso, ben presente nello spin-off italiano, sull'empowerment femminile, con Honey che reclama un posto solitamente occupato dai maschi e deve lottare contro i loro pregiudizi, per rivelarsi molto più astuta e intraprendente di loro.

A risaltare ancora di più poi in Honey Bunny è come le grandi questioni internazionali si intrecciano a quelle di famiglia, che nello spin off-indiano riguarda tre livelli: il team di cui fanno parte i protagonisti, la relazione tra loro due e la piccola Nadia e Honey come madre che deve crescere la figlia da sola. Manco a dirlo, occasioni per far leva su forti sentimenti e commozione dello spettatore, che cozzano con la qualità non eccelsa di trama e interpreti.

Ai tempi di Diana (nemmeno un mese fa, in verità) accennavamo a come l'atmosfera algida dell'operazione si sposasse bene con una trama che mette al centro il rapporto tra tecnologia e corpo umano, fornendo spazio per riflessioni metatestuali. Elementi del tutto assenti in Honey Bunny: gli attori sono poco convincenti perché effettivamente non sono in grado di sorreggere una sceneggiatura non all'altezza, le scene d'azioni sono poco interessanti perché effettivamente sono messe in scena senza puntare sull'originalità. Insomma, con questa serie i nodi dell'Universo Citadel vengono al pettine. E sono ben pochi e ben poco aggrovigliati.

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