Cinzia, la recensione

Ortolani rende Cinzia la protagonista di una graphic novel in grado di far ridere e riflettere sulla diversità

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Per la cronaca, da quel giorno anche il postino capì subito di aver trovato quello che cercava, e adesso di notte è... Cinzia! La lucciola della Quinta Strada! Ma questa è un'altra storia...

Dopo quasi trent'anni, Leo Ortolani ha deciso di raccontarci quella storia. Cinzia è nata in contemporanea con la figura di Rat-Man, anche se quella sua prima apparizione era soltanto una freddura sull'omosessualità. Già nel secondo episodio delle avventure dell'eroe con le orecchie da topo, appare la figura della transessuale platinata, che nel corso della serie assumerà un ruolo sempre più importante, fino a diventare uno dei personaggi più amati dai lettori.

Cinzia, copertina variant di Leo Ortolani

Siamo ora al cospetto del racconto delle "origini" di Cinzia, anche se alcuni elementi di attualità farebbero pensare a uno svolgimento dei fatti ambientato ai giorni nostri. Non bisogna però farsi troppe domande sulla continuity, visto che questo non è un prequel vero e proprio e la vicenda non ha collegamenti o rimandi alla saga del super eroe in calzamaglia gialla. L'unico altro volto conosciuto oltre alla protagonista è Tamara, sua amica e confidente, spalla comica ed elemento di paragone che grazie al carattere ulteriormente spudorato riesce a far risultare più sensibile Cinzia.

Come aveva già fatto in C'è spazio per tutti, Ortolani prende un suo personaggio per raccontare una storia che non ha nulla a che vedere con l'universo supereroistico della sua monumentale saga. Ciò potrebbe essere visto come uno stratagemma commerciale, in grado di fare leva sui numerosi fan di Rat-Man... be', magari tutti i recuperi fossero di questo tipo. L'autore, infatti, non si adagia sulla nostalgia o sul fanservice, ma sfrutta al meglio figure che negli anni ha imparato a conoscere e delineato con precise sfumature; le utilizza come maschere in grado di rimanere coerenti con se stesse pur inserendole in un contesto differente, a volte addirittura disattendendo le aspettative dei lettori che già le conoscono.

Rispetto alle storie che Ortolani è abituato a proporci, qui l'elemento visionario è leggermente stemperato e troviamo meno virtuosismi grafici, dato che la vicenda si svolge in un'ambientazione cittadina. Cinzia potrebbe in effetti essere un lungo episodio di Sex & the City in chiave LGBT, con l'aggiunta della consueta dose di comicità ortolaniana che non risparmia nessuno, scherzando tanto sugli omofobi quanto sulle associazioni per la libertà di genere.

Non mancano le sequenze visionarie, con scenari biblici, citazioni cinematografiche e l'inserimento di diverse scene da musical, tra canzoni inedite che sembrano uscite da un film Disney (ci è tornato alla memoria Come d'Incanto e le sue esagerazioni parodistiche) e brani popolari eseguiti dai loro celebri interpreti.

Durante questi momenti musicali, leggiamo la trascrizione della fonetica dei testi in inglese: non è la prima volta che Ortolani utilizza questo stratagemma legato alle lingue straniere per ottenere un effetto umoristico, ma qui non risulta la scelta più efficace; prima di tutto perché ciò avviene più volte nel corso del fumetto (con canzoni che durano anche per diverse pagine) e l'effetto non è quello del tormentone efficace ma è più associabile a una battuta ripetuta fin troppe volte; inoltre, alcune di queste sequenze potevano essere sfruttate per regalarci momenti poetici all'interno della narrazione.

Nonostante l'autore sappia mescolare sapientemente umorismo e dramma, qui la gag reiterata ci è sembrata invasiva, quasi un sollievo comico utilizzato per "non fare troppo sul serio". Non ne sentivamo il bisogno, visto che la storia riesce a toccare le giuste corde ed è in grado di emozionarci: avremmo dunque preferito qualche momento comico in meno.

Durante la lettura, la vicenda potrebbe quasi dare l'impressione di essere vuota, perché l'autore si concede finalmente di dare un respiro alla storia che le costrizioni della serialità non sempre gli concedevano; il finale, però, è soddisfacente, con un climax emotivo in grado di far risplendere la protagonista come mai era successo, infondendole la profondità che in passato era stata soltanto suggerita.

Ortolani, in particolare, riesce a dare un significato tutto nuovo ai vestiti leopardati, al punto che, una volta chiuso il volume, vi verrà voglia di andare a comprarne uno.

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