Cicala, la recensione
Abbiamo recensito per voi Cicala, la nuova graphic novel di Shaun Tan edita da Tunué
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Ribaltando questa lettura così radicata, Shaun Tan realizza la sua nuova opera intitolata Cicala, presentata in Italia da Tunué nella collana Mirari. Sin dalla copertina veniamo introdotti in un mondo grigio e opprimente in cui la nostra attenzione viene catturata dal ticchettio proveniente dal piccolo e angusto cubicolo della cicala. Il protagonista di questa sentita vicenda lavora da ormai diciassette anni in un’anonima società, un semplice impiegato sempre presente, impeccabile e infallibile. Eppure, la sua diversità – insetto tra gli umani – gli ha precluso ogni possibilità di fare carriera. A rendere più greve il tutto, il disappunto dei colleghi generato dall’attaccamento della cicala al lavoro.
Leggendo questa storia, non possiamo non pensare a quanto i nostri doveri ci tengano lontani da interessi che sanno rendere la vita migliore, come l’Arte e la musica, o dal semplice svago. Tutto viene costantemente sacrificato sull’altare della produttività, della monetizzazione del tempo, al fine di perseguire un obiettivo chini su una scrivania, tra scartoffie disordinate, fino al giorno in cui non ci saremo più.
La solitudine della cicala, le violenze psicofisiche a cui è sottoposta e l’inquietudine che scaturisce dalla vicenda hanno però la capacità di mettere a disagio il lettore, inerme di fronte a una storia tanto toccante. Inoltre, la scelta della voce narrante esterna – che sembra essere quella di una cicala – crea un ulteriore distacco rendendo estremamente alienante il tutto.
Rispetto a L’Approdo, l’artista australiano di origini asiatiche preferisce utilizzare una struttura più snella e diretta: il suo stile si concentra maggiormente sulla sperimentazione cromatica, giocando in maniera decisa con i contrasti di colori saturi – in particolare il verde della cicala – su scale di grigi. Le pennellate pastose creano il giusto clima oppressivo e claustrofobico, perfettamente in linea con lo spirito di questo volume.
Lo strumento della favola nelle mani di Tan ci offre un’istantanea lucida e disarmante della nostra epoca. Cicala è un piccolo gioiello, una storia di ottusità e chiusura nei confronti del diverso e, al contempo, una dolorosa riflessione sull’alienazione.