Christian 2, la recensione dei primi due episodi

I primi episodi di Christian 2 mantengono gli aspetti positivi della prima stagione e aggiustano alcuni difetti. Un grande inizio.

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Spoiler Alert

I primi due episodi della seconda stagione di Christian sono ora disponibili su in esclusiva su Sky e in streaming su NOW.

Le serie TV devono trasformarsi restando se stesse. Cambiare per rinnovare l’interesse, stare però nei confini per mantenere la propria identità. È un gioco di bilanciamenti che fa crollare molti prodotti alla seconda stagione. Richiede infatti una grande consapevolezza delle possibilità permesse dalla storia e una pianificazione certosina. Stefano Lodovichi e il suo team di sceneggiatori hanno vinto questa sfida con Christian 2

Città-Palazzo ha accolto il nuovo leader riluttante: Christian, il boss santo, che ha ormai completato abbracciato la sua nuova vita. Ora è giunto il tempo di amministrare le cose, di essere un re della sua terra (o sceso in terra). Il problema è ancora una volta il libero arbitrio. Perché Christian è un eletto, su questo non ci sono più dubbi, ma scelto da chi? 

Le prime due puntate della stagione sono come un pilota di quasi due ore. Ci sono dentro tutti i propositi della serie. C’è un nuovo oggetto al centro: le carte del tressette, che sono come una chiave per entrare nel cuore delle persone e manipolare. C’è un nuovo equilibrio in città: il clan dei nigeriani scalpita, la popolazione è divisa tra il vecchio corso e la nuova gestione. Una polveriera in mano a un leader che non ha idea di cosa fare. E si introducono alcuni nuovi personaggi chiave e una nuova economia dei miracoli.

La prima stagione soffriva di un ritmo troppo disteso, talvolta inutilmente enfatico, e una chiara auto limitazione: pur potendo andare molto più avanti non l'ha fatto. Ha rallentato circoscrivendo il primo slot di puntate a una storia di origini. Ora arriva il bello. Adesso che è stato costruito qualcosa, si inizia a percepire il peso di un eventuale crollo. L’intreccio si riempie di conseguenze. 

Christian: i massimi sistemi e le cose terrene

La serie si pone alcune sfide difficilissime accumunate dal proposito di restare sempre in mezzo ai confini, siano essi di genere o morali. Funziona bene quando confonde la divisione in parti tra bene e male. In questo carosello di profeti e manipolatori i santi sembrano demoni e i malvagi persone per bene, per lo meno a livello soprannaturale. 

Prima dei massimi sistemi, si dirà ad un certo punto, pensiamo alle cose terrene. È questo il secondo plauso che va tributato a Christian: riuscire a inserire in una maniera tutta italiana la religione nel più concreto e corporeo dei generi: il film di mafia. Si riappropria di quel parco di superstizioni e religiosità che gli americani hanno tramutato in superpoteri, noi italiani li chiamiamo miracoli. Più ci si interroga sulla natura di questi fenomeni, se i salvataggi di Christian facciano effettivamente girare la sorte di quel micro universo che è Città Palazzo per il verso giusto, più la serie sprofonda in un’oscurità riuscitissima.

Meno brillante invece è il lavoro fatto nei salti di atmosfera. Non tutto l’umorismo funziona e, soprattutto, alcuni passaggi repentini dall’ironia al dramma spezzano il fiato sia alla scena prima che a quella dopo.

Edoardo Pesce e Claudio Santamaria sono una coppia ormai collaudata, mentre nei primi episodi la performance di Laura Morante si calibra su un registro molto diverso. Sarà da vedere se questo straniamento sarà funzionale allo sviluppo del personaggio, ancora misterioso.

La seconda stagione di Christian si presenta come migliorativa di un prodotto già ben congegnato a cui è mancata fino ad ora una spinta per graffiare veramente. Le premesse, in questo caso, sono ottime. Spicca infatti nella regia di Lodovichi e nella scrittura, una grande fiducia rispetto a ciò che si sta mettendo in scena e una gran voglia di fare le cose bene. Mica poco! 

Potete trovare tutte le notizie sulla serie nella nostra scheda.

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