Children of Morta è più che un semplice action RPG, è un racconto di famiglia - Recensione

Le qualità del gameplay, la rapidità delle run e l'alternanza con le scene di intermezzo che raccontano i Bergsons creano un ritmo perfetto, rendendo praticamente impossibile staccarsi dal gioco e quasi annullando la ripetitività

Un giorno troverò qualcosa di interessante da scrivere qui dentro.


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Children of Morta: la recensione

Non riusciamo a ricordare un'altra produzione videoludica che abbia raccontato con uguale efficacia il quotidiano dei personaggi che ne sono protagonisti. Children of Morta è, nel quadro più grande, una storia tutto sommato tradizionale, perfettamente attinente al canone eroistico, nella quale una famiglia di guardiani, i Bergsons, affronta una pericolosa avventura per debellare la corruzione che è discesa dal Monte Morta e che rischia di soffocare il mondo. Ma nella dimensione più piccola, nel presentare e caratterizzare ogni singolo personaggio, sia quelli giocabili, sia gli altri, è praticamente unico, riuscendo a caratterizzare ognuno di loro in ogni singolo aspetto della personalità, dai tratti più evidenti della personalità a quelli più intimi. Il tutto attraverso scene piccole, brevi, ma estremamente dense di significato, nelle quali bastano poche linee di dialogo, sempre ben recitate da un unico narratore, e animazioni curatissime per raccontare i membri della famiglia e le relazioni tra di loro.

Nell'ordinario del quotidiano risiede la dimensione emotiva della produzione di Dead Mage, nell'inusuale dell'avventura quella ludica, che affonda le radici nell'action RPG più classico ed è regolato da meccaniche di stampo roguelite. È liberando tre grandi spiriti dalla corruzione che i Bergsons potranno scoprirne le cause e debellarla, ognuno di loro è prigioniero in altrettante ambientazioni, a loro volta divise in aree più piccole. Dopo aver selezionato il proprio personaggio (solo uno, il capofamiglia John, è inizialmente disponibile, ma altri si sbloccano progressivamente) si viene catapultati direttamente nel bel mezzo dell'azione, soli o accompagnati da un compagno, di avventura grazie al multiplayer, pronti ad affrontare orde di nemici e letali trabocchetti. Morirete, tante, tantissime volte, ma la dipartita è una delle meno problematiche tra quelle viste in un roguelite, perché di fatto interromperà solo l'avanzamento nell'avventura e non farà perdere né punti esperienza né il preziosissimo bottino.

[caption id="attachment_199065" align="aligncenter" width="1920"] Nel corso dell'esplorazione dei dungeon si incontrano stanze particolari, con sfide, mercanti, potenziamenti e altro ancora[/caption]

La progressione dei personaggi procede infatti in Children of Morta sue due differenti percorsi. Il primo, legato al singolo membro della famiglia, punta all'ottenimento di abilità attraverso la sconfitta dei nemici e l'accumulo di punti esperienza; queste potranno essere attive, da utilizzare in combattimento, così come passive, che daranno bonus anche agli altri Bergsons. Il secondo permette di spendere il bottino raccolto per migliorare presso lo zio Ben, abile fabbro, potenziamenti all'attacco, alla difesa, alla velocità e alle altre statistiche di tutti i membri della famiglia, e presso l'anziana Margaret di ottenere altri incrementi, per esempio all'esperienza o allo stesso bottino ottenuti. Ne risulta un modello molto versatile, che non solo permette di avere ampia scelta riguardo il come potenziare i guardiani, ma che soprattutto invoglia a utilizzarli tutti.

"È incredibile come con scene di intermezzo rapide, con una sola voce in campo, quasi fossero diorami narrati, il gioco riesca a raccontare così tanto"E sarebbe davvero un peccato non farlo, perché in battaglia ognuno di loro si comporta in maniera estremamente diversa e tutti sono divertenti da utilizzare. È prima di tutto l'arma principale che impugnano che impone lo stile da adattare, a corto raggio o dalla distanza, basato sulla forza o sulla velocità, ma sono le abilità quelle che arricchiscono la profondità dei combattimenti. Mark, per esempio, combatte a mani nude, ed è molto esposto agli attacchi dei nemici, ecco che la sua abilità, che con un giro di frusta stordisce temporaneamente gruppi di nemici, è fondamentale per permettergli di stenderne un po' in totale sicurezza. Sono poi disseminati per i dungeon vari oggetti, che donano potenziamenti o permettono di utilizzare ulteriori abilità e magie, che aumentano ulteriormente il godimento, già elevato, donato dal combattimento.

[caption id="attachment_199066" align="aligncenter" width="1920"] La magione dei Bergsons funge da hub principale[/caption]

Se non fosse così divertente da giocare Children of Morta cadrebbe vittima dopo poco tempo del troppo grinding e del rivedibile livello di sfida. Si ha spesso l'impressione che i potenziamenti ottenibili da Ben pesino troppo di più nell'esperienza di gioco rispetto all'abilità di chi ha il pad in mano e ciò è abbastanza evidente nelle battaglie con i boss, che al primo o al secondo tentativo sembrano impossibili e al terzo una bazzeccola. È chiaro che si tratta di una problematica spesso ricorrente nei titoli del genere di riferimento, ma che qui sembra più impattante del solito: non è questione di diventare bravi, ma di diventare forti passando il tempo ad accoppare nemici e a ottenere bottino. Morendo, nel mezzo, una marea di volte.

Le qualità del gameplay, la rapidità delle run e l'alternanza con le scene di intermezzo che raccontano i Bergsons creano comunque un ritmo perfetto, rendendo praticamente impossibile staccarsi dal gioco e quasi annullando una ripetitività che si annida non solo nel grinding, ma anche in ambientazioni che non convincono del tutto, nella struttura, generata proceduralmente, così come nella messa in scena attraverso la pixel art, povera di quel dettaglio che invece abbonda nei protagonisti e nella loro magione. Lo stesso si potrebbe dire di una colonna sonora che si limita ad accompagnare, mai a descrivere, priva di particolari guizzi. Eppure, il mondo di gioco riesce lo stesso ad affascinare, grazie alla sua mitologia, all'inizio appena accennata, ma che gradualmente si arricchisce, e soprattutto alle piccole grandi vicende della famiglia, che con essa si intersecano. È incredibile come con scene di intermezzo rapide, con una sola voce in campo, quasi fossero diorami narrati, il gioco riesca a raccontare così tanto, ed è questa, ancor più della componente prettamente ludica, la sua caratteristica migliore.

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