Chiisakobe 1, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Chiisakobe, manga di Minetaro Mochizuki

Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.


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Chiisakobe 1, anteprima 01

In Italia conoscevamo Minetaro Mochizuki per Dragon Head (1995, Kodansha, Planet Manga) finché J-POP non ha cominciato a pubblicare in un grande, sontuoso formato Chiisakobe, manga edito in patria da Shogakukan. Premiato come Miglior Serie Straniera al Festival d'Angoulême del 2017, questo fumetto è liberamente ispirato all'omonimo romanzo del 1957 di Shugoro Yamamoto, al secolo Satomu Shimizu (22 giugno 1903 – 14 febbraio 1967); si tratta di uno dei titoli meno conosciuti dello scrittore, i cui lavori più rinomati hanno visto trasposizioni cinematografiche da parte di registi suoi connazionali della statura di Akira Kurosawa e Takashi Miike.

Mochizuki ha riadattato ai nostri giorni il soggetto di Yamamoto, originariamente ambientato durante il periodo Edo (1603 – 1868), conferendo alla storia una freschezza intrinseca e un'attualità immediata. Il fascino irresistibile di Chiisakobe è racchiuso proprio nel suo modo straordinario di raccontare il quotidiano e nell'atteggiamento con cui lo affronta.

Non è un momento facile per Shigeji, che ha perso in un incendio i propri genitori e l'impresa edile di famiglia: a soli ventisei anni, laureato in architettura, spensierato otaku e topo da biblioteca, deve rimboccarsi le maniche ed essere pragmatico; occorre ricostruire l'azienda distrutta caricandosi tutto il peso sulle spalle, come avrebbe voluto suo padre. Anche Ritsu, che viene assunta dal fido assistente Masaru per governare la casa, ha un passato e un presente problematico; tanto quanto i piccoli orfani che decide autonomamente di ospitare nella dimora di Shigeji. In maniera imprevista e sgangherata il protagonista viene dunque a trovarsi - suo malgrado - nel mezzo di un variegato focolare, riunito sotto lo stesso tetto.

Chiisakobe 1, anteprima 02

Il calibro che contraddistingue questo clamoroso seinen sono la misura e la delicatezza del racconto, che si mantiene vivo e intrigante non solo per via dei contenuti ma anche grazie alla forma scelta per rappresentare la vicenda. A una regia eccellente, costituita da una miriade di inquadrature ravvicinate e di dettagli che risucchiano il lettore all'interno della vicenda, si aggiunge uno stile di disegno estremamente raffinato e maturo.

Le figure di Mochizuki non hanno occhi grandi e stilizzati, così specifici e ricorrenti nei manga, e ognuna di loro possiede un'individualità spiccata che si riflette nel suo temperamento. Il tratto è una linea chiara e pulita che regala grane spazio al bianco nella tavola, suggerendo non solo una profondità spaziale ma anche emozionale.

Chiisakobe è un'opera dalla sensibilità squisitamente nipponica che lascia quasi intravedere un pensiero zen alla base del suo concepimento. È il manifesto di una quiete rigenerante e di una volontà indomabile che risiedono nell'animo dei suoi personaggi e nella limpidezza con cui vengono ritratti; si fonda su elementi che contraddistinguono da sempre il popolo giapponese, in valori come la dedizione e il dovere da anteporre a se stessi, e con la sua arte testimonia la cultura del cibo, il riserbo dei propri sentimenti e la capacità unica di esprimersi senza dire nulla.

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