Chi è senza peccato - The Dry, la recensione
Chi è senza peccato - The Dry, pur rispettando i canoni del "poliziesco rurale", non ha mai veramente un guizzo che possa appassionare
Aderendo a un sottogenere ormai ricorrente (vedi alla voce Top of The Lake), il film mette al centro delle vicende un poliziotto che è costretto a tornare, e a rimanere, in un microcosmo da cui pensava di essere per sempre fuggito, a confrontarsi con la comunità locale e l’astio che questa cova verso di lui. Eric Bana è notevole nel giocare in sottrazione, nel trasmettere tutte le sfumature del suo personaggio che inizialmente si pone come distaccato, per evitare di fare i conti col proprio passato, ma finisce piano piano per rimanere coinvolto, ritrovando la sua vecchia fiamma e decidendo di mettersi al lavoro per far luce sul caso, nella speranza di dimostrare l’innocenza del vecchio amico. Chi è senza peccato - The Dry dunque mette in campo una trama mistery in cui però l’interesse principale non verte tanto sull’investigazione, che procede a rilento, quanto sui personaggi e sul loro versante umano. Ampio risalto è dato alla componente ambientale: nella cittadina di Kiewarra (nel retroterra australiano), dove sono più di 300 i giorni senza pioggia, la siccità colpisce sia i campi di grano sia i suoi stessi abitanti, che in attesa del ritorno delle precipitazioni, cominciano a patire gli effetti dell’afa. Un’ atmosfera evidenziata dall’accecante sole e dal rumoroso vento, presenza persistente e opprimente.
La regia di Robert Connolly fa ricorso (specie nella seconda parte) a una esasperata enfasi evocata in particolare dai ralenti che raggiungono il limite estremo nel finale, risultando indigesti. Anche i tanti flashback che intervallano la narrazione non aggiungono nulla, e anzi levano quel senso di mistero che avrebbe giovato. Così il film, rispettando tutti i passaggi, le situazioni del "poliziesco rurale" (la giovane recluta locale che collabora alle indagini, la cena a casa sua, momento in cui conoscersi meglio…) non ha mai veramente un guizzo che possa appassionare, che possa fare uscire l’intreccio da binari consolidati; e quando arriva inderogabilmente lo scioglimento, ci siamo ormai del tutto disaffezionati.