Chesil Beach - Il Segreto di Una Notte, la recensione

Quello che gli attori non riescono a fare Chesil Beach cerca di farlo con la messa in scena, il montaggio ma alla fine ci riesce solo con la scrittura

Critico e giornalista cinematografico


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Può esistere il vero amore al cinema senza che sia osteggiato? Detto in altri termini, è possibile raccontare un amore credibile e potente senza che ci sia un impedimento alla sua più completa realizzazione?
Il melodramma è fatto di questo e non può esistere senza una minaccia all’unione. Storicamente i nemici principali sono la società (cioè i costumi), in molti casi sono le famiglie, nei più raffinati è il tempo. La parte più forte di Chesil Beach - Il Segreto di Una Notte è quanto la coppia protagonista sembri invece non avere problemi.

Bianchi, benestanti, educati e provenienti dal medesimo milieu culturale, non c’è nulla che divida i protagonisti o impedisca il loro amore, eppure qualcosa di molto profondo e complicato da ridurre a parole sembra non consentirgli di consumare la prima notte di nozze. Lo capiamo dai flashback ma soprattutto da quel che avviene in quella camera d’hotel in cui entrambi sono impacciati e goffi.
Come la tipica coppia britannica di inizio anni ‘60 i due non hanno grande confidenza con il sesso e sembrano ordinariamente imbarazzati di fronte alla prima volta. L’amore c’è ma una fatica incredibile nel tradurlo in atto fisico (anche solo blando, come vediamo nei ricordi) sembra impedirlo. C’è infatti qualcosa di profondamente sbagliato nel ricordo di lei che si informa leggendo il libro Love, Sex & Marriage con aria eccessivamente preoccupata per quel tipo di letture (in un’età in cui dovrebbe già padroneggiare le nozioni di base).

Questo film scritto da Ian McEwan a partire da un suo romanzo dovrebbe essere tutto retto dalle interpretazioni perché ha a che vedere con sentimenti e sensazioni complicati e originali che atteggiamenti, espressioni ed esitazioni comunicano meglio dei giri di parole, invece Dominic Cooke cerca di farne un film di messa in scena (Saoirse Ronan e Billy Howle non sembrano portare troppa acqua alla causa della recitazione). Tanto montaggio, un furioso avanti e indietro con i ricordi, così che sia proprio il tempo a fare il lavoro degli attori, cioè che il raffronto tra oggi e ieri ci racconti quel che loro stentano a fare con i corpi e i volti.

Alla fine, non a caso visti i nomi coinvolti, sarà la scrittura a dare a Chesil Beach il suo unico momento realmente coinvolgente. Arriverà forse troppo tardi, alla fine, quando la trama sembra conclusa e vediamo i due protagonisti anni dopo, vediamo cosa gli è accaduto e com’è finita. Lì con quest’artificio di scrittura che mette il tempo tra i due (ecco cosa impediva il loro amore!!) emerge un sentimento più complesso del solo romanticismo, uno che li coinvolge e unisce senza bisogno che lo spettatore senta di dover comprendere tramite la logica le loro azioni o decisioni. È davvero un bel momento di cinema quel finale, l’unica parte di Chesil Beach memorabile. Il resto del film che ci ha condotto lì è servito a caricarlo ma obiettivamente poteva essere migliore.

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