Che - Guerriglia - recensione

Per il desiderio di esportare la rivoluzione in tutto il Sudamerica, Ernesto Che Guevara si lancia in una tragica spedizione in Bolivia. Se possibile, anche più noioso e piatto del primo capitolo...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloChe - GuerrigliaRegiaSteven Soderbergh
Cast
Benicio Del Toro, Demián Bichir, Rodrigo Santoro, Julia Ormond, Catalina Sandino Moreno
Uscita1 maggio 2009

Vedendo la seconda parte della monumentale (purtroppo solo in termini di durata) biografia di Ernesto Che Guevara realizzata da Steven Soderbergh, si capisce come tutto in effetti sia un unico lavoro, anche se per esigenze commerciali viene diviso in due parti (della prima vi avevamo parlato qui). Purtroppo, questa compattezza non va vista come un complimento, ma anzi come l'ennesima dimostrazione di un'occasione sprecata.

Sarà che i miei ricordi della lettura del Diario del Che in Bolivia sono decisamente datati (una ventina di anni fa), ma francamente la mia impressione era ben diversa da quella espressa dalla pellicola di Soderbergh. Un'avventura iniziata male e in maniera superficiale, come lo era stata la precedente in Congo (anche quella un fallimento), in cui alla fine la fame e la sete portarono a scelte drammatiche (come bere la propria urina) e a un'atmosfera di enorme follia. Insomma, un soggetto perfetto per il Werner Herzog di Aguirre o Fitzcarraldo, ma evidentemente non nelle corde di Soderbergh, che ne tira fuori un prodotto assolutamente non appassionante.

In realtà, siamo di fronte agli stessi problemi di Che - L'argentino. Una storia troppo lunga e falsamente epica, senza una narrazione affascinante; la solita esposizione delle regole di uguaglianza per tutti o in cui la gente si incontra e si abbraccia in continuazione (cosa c'entri questo col cinema, non si sa); pochissimi momenti di battaglia, nonostante una guerriglia questo dovrebbe fare; e, ovviamente, personaggi che non ci interessano e che soprattutto (a parte Guevara) non vengono minimamente approfonditi.

Certo, ogni tanto ci sono delle sequenze interessanti, come delle belle scene coi bambini o qualche momento leggermente visionario (soprattutto alla fine). Ma anche quando (raramente, purtroppo) affiorano dei contrasti nella guerriglia, tutto viene ricondotto ai soliti pistolotti educativi. Invece, non c'è nessuna voglia di affrontare la follia dell'impresa (fin dal momento in cui i guerriglieri non parlano la lingua dei contadini, che infatti non hanno nessun interesse a seguirli nella lotta armata), così come al discorso delle donne nel gruppo (argomento interessante, ma che per Soderbergh praticamente non esiste, tanto che i soldati si mostrano falsamente educati anche in questi casi). E a proposito di donne, ci si chiede dove sia finita in questo capitolo la moglie di Guevara, visto che nel precedente ci veniva presentata. L'impressione è che i tagli complessivi siano stati comunque parecchi, magari in attesa di una versione director's cut enorme (che, francamente, sfido chiunque a vedere).

Forse, nel mostrarci una realtà piatta e opprimente, con pochi veri momenti emozionanti, Soderbergh ci vuole comunicare come la guerriglia in realtà sia poco romantica e semplicemente inumana. Concetto forse interessante, ma che magari avrebbe potuto essere espresso in maniera più efficace. Così come l'indulgenza nel prolungare un finale che tutti conosciamo era decisamente evitabile. Di fronte a tutto questo, ci si chiede come parte della critica americana abbia sentito l'esigenza di appoggiare un prodotto di questo tipo, con giornalisti come David Poland o Jeffrey Wells che lo hanno addirittura eletto film dell'anno. Forse, anche loro da giovani volevano fare i guerriglieri...

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