Chang a canestro, la recensione
Ci sono tutti i soliti luoghi comuni del cinema sportivo e da high school in Chang a canestro ma anche la capacità di dargli un senso
La recensione di Chang a canestro, il film su Disney+ dal 10 marzo
Chang a canestro è il primo film scritto e diretto da Jingyi Shiao, è una teen comedy sportiva e come tale è scritta e soprattutto diretta benissimo. Possiede tutte le convenzioni formali del genere, dai video postati su YouTube alle pagine di diario, i disegni, le animazioni abbozzate e poi la musica e le dinamiche da high school. Per almeno tutta la prima ora è impeccabile. Poi comincia a faticare. Dopo l’arrivo del fatidico giorno della scommessa la trama si ribalta, diventa una storia un po’ diversa. È sempre una questione di formazione personale, di definizione di sé di fronte agli altri, ma è tutto meno appassionato e un po’ più paternalistico.
Perché alla fine, tra alti e bassi di sceneggiatura, tra convenzioni e un po’ di abilità, la formula cui risponde (e bene!) Chang a canestro è quella che tramanda di generazione in generazione lo spirito statunitense. Il passaggio da ragazzo a uomo di un protagonista attraverso la dedizione a qualcosa. Il fatto di schiacciare diventa un’ossessione che gli stessi comprimari comprendono a fatica, diventa il simbolo di qualcosa che manca nella vita di Chang (un’identità e il desiderio di un’altra vita). Qualcosa che, come si conviene negli ideali americani, è una realizzazione raggiungibile solo tramite il duro lavoro.