Chainsaw Man (stagione 1): la recensione

Chainsaw Man è, senza troppi giri di parole, l'anime action della stagione invernale: una dose d'adrenalina compressa in dodici episodi

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Chainsaw Man, la recensione della stagione 1, disponibile su Crunchyroll dall'11 ottobre, e conclusa il 27 dicembre.

Con Chainsaw Man, Ryu Nakayama dello Studio Mappa dirige l'adattamento nella sua interezza dopo aver lavorato ad alcuni episodi di Jujutsu Kaisen due anni fa. Al suo fianco come sceneggiatore Hiroshi Seko (L’Attacco dei Giganti) e il character designer Kazutaka Sugiyama. Basato sul manga omonimo di Tatsuki Fujimoto, la prima stagione di Chainsaw Man ha concluso la sua corsa su Crunchyroll nella giornata di ieri 27 dicembre.

L'adattamento animato di Mappa copre i primi cinque volumi (su dodici) del manga e presenta il gruppo di scapestrati protagonisti e i crudeli diavoli che si ritroveranno ad affrontare. Un anime d'azione che non si vergogna di se stesso, mostrando il più delle volte un lato tamarro e sopra le righe.

La trama di Chainsaw Man

Denji è una ragazzino povero e molto indebitato con la Yakuza. Talmente indebitato che arriva al punto di vendere alcune parti del suo corpo: senza famiglia, senza futuro e devil hunter per necessità. L’unico amico di Denji è il cane-motosega Pochita, un demone molto affidabile, che aiuta il padrone nelle sue missioni da devil hunter. I due uccidono diavoli di basso livello, fino a quando un giorno, per l'ennesima beffa del destino, la vita di Denji cambia per sempre tramutandolo nel diavolo Motosega.

Da un lato la vita di Denji cambia in meglio: entra a far parte della sezione 4, e ha finalmente un tetto sulla testa e un pasto caldo. Non solo, inizia a essere circondato da ragazze bellissime, come la sua leader Makima o la majin Power, ma tutte brutalmente letali. La nuova squadra è incaricata di catturare ( e possibilmente) sconfiggere il diavolo Pistola, colpevole di una strage da milioni di vittime.

Chainsaw Man non è adatto a tutti. La grande presenza di sangue, nudità e volgarità potrebbe frenare più di uno spettatore dalla visione. Fortunatamente, il fatto che non sia quasi per niente edulcorato, è uno dei punti di forza della serie animata, che sicuramente farà centro nel cuore di coloro che amano il genere.

Un adattamento fuori di testa

Mappa ormai è sinonimo di qualità, ma con Chainsaw Man si sono superati anche nel lato opening e ending. Oltre a Kick Back di Kenshi Yonezu che aprirà ogni episodio, con numerose citazioni da film degli anni '90 e duemila, la ending cambierà a ogni puntata. Ognuna delle sigle di chiusura è animata con uno stile diverso, spingendo lo spettatore a non saltarle.

Nonostante soli dodici episodi, l'anime di Studio Mappa riesce a far empatizzare coi protagonisti, spingendoli al limite della sanità mentale e portandoli spesso a pentirsi delle proprie azioni. Questo non è solamente merito dell'opera originale, ma anche della scelta di Nakayama di dilungare i tempi di dialogo di alcune scene clou, non sacrificando il pathos e l'adrenalina delle scene d'azione.

I momenti migliori sono ovviamente le battaglie, con coreografie sorprendenti che alternano animazione tradizionale a grafica 3D, in una commistione di generi capace di dare profondità e soprattutto un effetto dinamico alle sanguinose tavole originali di Fujimoto. La capacità di ogni episodio di tenerci incollati, anche quando si parla semplicemente di quotidianità oltre che nei combattimenti, ne dimostra un equilibrio incredibile che sorprende grazie a una trama orizzontale che si dipana sempre di più.

Chainsaw Man è, senza troppi giri di parole, l'anime action della stagione invernale. Se vi piace il genere, sarà impossibile non emozionarvi con gli scontri cinematografici messi in piedi da Studio Mappa. Una dose d'adrenalina compressa in dodici episodi, di cui ne vogliamo ancora al più presto.

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