Celebrity Hunted - Caccia all'uomo, la recensione della prima puntata del reality

Cos'è, come funziona e a cosa assomiglia Celebrity Hunted, l'ibrido tra reality e fiction che è il primo Unscripted Original italiano di Prime Video

Critico e giornalista cinematografico


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Celebrity Hunted - Caccia all'uomo si trova all’incrocio di diversi format televisivi, ed è a tutti gli effetti un reality all’americana (anche se il format è britannico), ovvero un reality in cui la parte di messa in scena (e quindi scritta) è molto superiore a quella di reality duro e puro (e quindi non scritta). Almeno rispetto agli standard degli show cui siamo abituati.

Tra fact e fiction 8 persone note partono dal centro di Roma e devono nascondersi per non essere trovati da un gruppo di cacciatori coordinati da ex esperti di sicurezza e servizi segreti. La cosa importante non sarà riuscirci davvero, ma creare un ibrido in cui la realtà pare funzionare come un film che ha per protagonisti Francesco Totti, Fedez e Luis Sal (youtuber), Claudio Santamaria e la moglie Francesca Barra, Costantino della Gherardesca e la coppia di attori Diana Del Bufalo e Cristiano Caccamo.

La prima puntata del primo original unscripted italiano di Amazon Prime Video, che andrà in onda il 13 marzo (l’unica che abbiamo visto in anteprima), ha il vantaggio della scoperta delle strategie. Ogni concorrente infatti consegna soldi, carta di credito e cellulare, ricevendo in cambio un altro cellulare e un’altra carta di credito ma del programma. Ogni volta che li useranno saranno tracciati (con la carta possono prelevare massimo 70€ al giorno), significa che non devono usarli se non in condizioni di necessità. In più, quando il gioco parte, ogni giocatore o coppia di giocatori ha i cacciatori da subito addosso ma ha avuto il tempo per mettere a punto un piano per fuggire.

I rami di racconto sono 5, uno per ogni giocatore o coppia di giocatori. La struttura base è quella di Pechino Express, in cui seguiamo per brevi segmenti le avventure di tutti i personaggi  intenti a sopravvivere e adattarsi, senza però una conduzione centrale (proprio non c’è un conduttore). Una voce fuori campo spiega quel poco che c’è da sapere inizialmente e poi il lavoro di narrazione lo fa tutto il montaggio (che non è niente male) e la centrale operativa, cioè il quartier generale dei cacciatori (scenografato come fosse un centro di controllo della CIA) in cui viene più volte spiegato cosa stia accadendo, cosa dicano le immagini e vengono ribadite regole o costrizioni.

Infine c’è la parte di messa in scena vera e propria: ogni fuga è reale, nel senso che realmente elaborata dai talent che devono scappare e realmente accettata e portata a termine (le idee iniziali più geniali sono senza quelle di Fedez e Luis Sal assieme alla trovata di Totti), ma è anche chiaro che per dare al programma un passo svelto e chiaro non è tutto realmente ripreso mentre accade o realmente improvvisato.

Un teaser girato da Fabio Guaglione con il tono di un film fornisce l’orientamento e il mood migliore per guardare il programma, divertendosi ad immaginare che i talent siano a metà tra una parte recitata e le loro vere reazioni.

Infatti mentre negli altri format di “avventura” con personaggi noti a fare la differenza sono le interazioni e i battibecchi o le rivalità, qua i concorrenti non si vedono mai, a fare la differenza è proprio lo storytelling e il montaggio da thriller di spionaggio, le location scelte e soprattutto le svolte narrative. Molte delle scelte che si vedono nella prima puntata sono divertenti e alcuni twist narrativi niente male. Certo fa un po’ sorridere tutta la parte di caccia, l’uso di “hacker etici”, la maniera in cui è simulata una realtà di controllo ubiquo simile a quella del cinema hollywoodiano, solo con persone che realmente hanno lavorato alla sicurezza e che non sono proprio impeccabili nel momento in cui devono pronunciare battute o improvvisare su un canovaccio. Celebrity Hunted è un grosso teatrino in cui i momenti migliori sono quelli più spontanei, una reazione, uno sguardo, una battuta o un’espressione che rivelano un pensiero non scritto.

La parte scritta infatti è decisamente più goffa. Celebrity Hunted (lo dice un cartello iniziale) replica le videocamere di sicurezza delle città, cioè finge che dalla centrale di controllo sia possibile accedere alle videocamere di sicurezza di Roma (di certo non così ubique come il programma lascerebbe pensare), dunque quando vediamo Caccamo e Del Bufalo che inizialmente prelevano dei soldi da un bancomat, non c’è da stupirsi troppo se il punto da cui sono inquadrati è quello del bancomat stesso. La produzione ha piazzato lì una videocamera perché fosse girata quella scena in quella maniera.


Allo stesso modo quando i personaggi entrano negli ambienti molto spesso la videocamera è già dentro che li aspetta per filmare l’ingresso, o un drone è in volo per riprenderli. Del resto c’è nella prima puntata anche un primo tentativo di cattura di uno dei protagonisti che evidentemente è stato messo in scena (non fosse altro che per la maniera poco spontanea in cui i cacciatori recitano).

Insomma tra reality e fiction Celebrity Hunted crea una realtà simile al falso documentario, una in cui fatti veri sono aumentati e pompati da iniezioni di falso con lo scopo di incrementare l’intrattenimento. Chiedersi in ogni momento come quel che accade sia possibile nonostante ci sia qualcuno a filmarlo è però il modo peggiore di godere il programma e il migliore di rovinarselo.

Bisogna accettare fin dall’inizio insomma che Celebrity Hunted è una collaborazione tra gli autori e i personaggi coinvolti, e prenderlo per la messa in scena (a tratti ben realizzata) che è. Preso così può molto facilmente divertire ed è sicuramente meglio di molti programmi dal taglio simile ma dalle finalità più pompose.

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