C'è ancora domani, la recensione

Elaborata con coraggio come un’imponente rievocazione del cinema neorealista italiano, la rinnovata premura di Cortellesi di evidenziare la dignità e il coraggio di donne vessate dal loro tempo compie finalmente in C’è ancora domani il salto dell’esordio alla regia

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La recensione di C’è ancora domani, presentato alla Festa del Cinema di Roma 2023

Forse non è mai stato ribadito abbastanza, ma è almeno da Scusate se esisto! (cioè dal 2014) che Paola Cortellesi scrive i suoi stessi personaggi assieme a Giulia Calenda e Furio Andreotti. E proprio da quel film, nelle regie di Riccardo Milani (Come un gatto in tangenziale il caso più fortunato), Cortellesi ha usato scrittura e recitazione per raccontare a modo suo - ovvero nella forma della commedia amara - le difficoltà di donne in condizioni subalterne o insoddisfatte nella società contemporanea.

Elaborata con coraggio (e un tantino di follia produttiva) come un’imponente rievocazione del cinema neorealista italiano - tra un cortile di Ettore Scola, le strade di Vittorio De Sica e i conflitti della penna di Suso Cecchi D’Amico -, la rinnovata premura di Cortellesi di evidenziare la dignità e il coraggio di donne vessate dal loro tempo (ieri come oggi) compie finalmente in C’è ancora domani il salto dell’esordio alla regia: uno strumento di controllo con cui Cortellesi rivendica, con leggerezza ironica e serietà di intenti, un “Io esisto” femminile e collettivo.

Girato in bianco e nero e con una messa in scena che mimetizza totalmente l’Italia dell’immediato dopoguerra, C’è ancora domani è ambientato a Roma nel maggio del 1946, a poche settimane dal referendum che porterà alla nascita della Repubblica. Paola Cortellesi è Delia, madre tuttofare di tre figli e moglie di Ivano (Valerio Mastandrea), un uomo che intende la relazione coniugale con la cinghia e la totale sottomissione della moglie. Per Delia, che deve pure fare da badante al patriarcale padre di Ivano (Giorgio Colangeli) gli unici momenti di leggerezza sono quelli con la fruttivendola e amica Marisa (Emanuela Fanelli), per il resto la sua è una vita di fatica e privazioni. La vita di Deglia sembra però poter cambiare quando un giorno riceve una misteriosa lettera, un avvenimento che si intersecherà - tra sorprese e dubbi - con l’imminente fidanzamento della figlia (Romana Maggiora Vergano) a un ragazzo di famiglia benestante.

C’è ancora domani compie un’operazione a metà tra la ricostruzione filologica e il revisionismo stilistico. La Roma dei palazzoni popolari, delle file per il cibo, dei militari americani che regalano cioccolata è una totale operazione nostalgia verso il cinema neorealista cui Cortellesi tenta di innestare - ma col contagocce - elementi di modernità dissonante, i quali prendono la forma del musical (con momenti di canto e ballo) e dell’uso anacronistico delle musiche (rock e pop insieme alla canzone d’epoca). Questa commistione non stride ma nemmeno risulta necessaria, sembra più che altro voler giustificare un desiderio di immersione nel passato che già di suo funzionerebbe perché, fin da subito, si imposta come seria, volta al dramma, non tanto un modo per far riflettere il presente nel passato (anche se il parallelismo è chiaro) ma per immergersi puramente in quegli anni..

La comicità di C’è ancora domani è infatti legata quasi solo personaggio di Cortellesi, poco alle situazioni (che tuttavia quando vanno in commedia sono esilaranti), e in questo soddisfa e anzi innalza l’uso che Paola Cortellesi fa della sua immagine filmica. Quest’ultimo è l’aspetto che davvero colpisce del film che, nonostante sia un po' macchinoso nella costruzione delle premesse narrative, quando raccoglie tutti i fili e comincia a tessere la trama arriva a compimento (e fa ridere e commuovere davvero) proprio per il modo in cui Cortellesi gioca con le sue caratteristiche di scrittura e recitazione, come ad esempio l’irruzione improvvisa della battuta e il suo modo gentile ma sfrontato di gettare la verità in faccia ai personaggi che la circondano. In C’è ancora domani, molto più del personaggio, vediamo quindi un’attrice, un’icona e una possibile idea di stardom. Finalmente.

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