Cavaliere Oscuro III – Razza Suprema 7, la recensione
Abbiamo recensito per voi il settimo numero di Cavaliere Oscuro III - Razza Suprema, di Miller, Azzarello e Kubert
Fumettallaro dalla nascita, ha perso i capelli ma non la voglia di leggere storie che lo emozionino.
Mentre l’ultimo figlio di Krypton tenta un disperato salvataggio, Carrie Kelly, alias Batgirl, deve fare i conti con la voragine che si è aperta nella sua anima a seguito della perdita dell’amato mentore. Intanto, nell’ombra, tramano gli orgogliosi kandoriani, con Quar pronto a sferrare una nuova offensiva per infliggere al suo acerrimo nemico un duro colpo.
Questo settimo numero è decisamente ricco di avvenimenti, messi in scena con ritmo sostenuto preparando il terreno per il finale della miniserie che - complice una decompressione eccessiva operata dagli sceneggiatori - aveva perso parte del suo mordente. Non mancherà di far discutere una delle trovate narrative messe in scena da Azzarello e Miller nel finale, uno stravolgimento di status quo importante e per certi versi epocale per il Cavaliere Oscuro.
L’arte di Andy Kubert si conferma una costante, grazie a tavole dall’elevato impatto visivo in cui la concitazione del momento si traduce in uno storytelling frentico e serrato. La tragicità di alcuni passaggi viene sottolineata da primi piani talmente espressivi da non dover richiedere balloon o didascalie per essere esplicitati.
Dopo un breve cammeo nella storia principale, Hal Jordan diviene protagonista del mini-comic Dark Knight Universe Presents: Strange Adventures #1. La Lanterna Verde della Terra è stata privata del suo anello e la sua mano è stata mozzata. La ricerca di ciò che lo rende un eroe lo conduce ad affrontare un viaggio in cui l’anello non è l’unico obiettivo: trovati i propri limiti, Hal deve cercare in se stesso la forza per superarli e tornare a essere quello di un tempo.
La ricerca assume dunque una doppia chiave di lettura - reale e simbolica – che, nonostante le poche pagine a disposizione, ci restituisce un personaggio fedele alla sua versione “classica”. In questo caso i disegni sono opera di Frank Miller - concentrato sull'espressività dei volti e sul dinamismo dei corpi, tralasciando completamente i fondali - supportato ai colori da Alex Sinclair, che con le sue tinte dà vita alle calde e polverose ambientazioni desertiche del racconto.
È ancora presto per trarre un giudizio globale sull'opera, ma, visto il cliffhanger con il quale si chiude quello che possiamo definire uno dei numeri più riusciti, non possiamo che attendere fiduciosi.
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