Cattivissimo Me 2, la recensione

Ritorna il per nulla cattivo Gru, in versione ancora più buonista con gli ancor più prevedibili Minion. Per l'occasione privi anche dell'unico elemento che li rendeva originali...

Critico e giornalista cinematografico


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Già il primo Cattivissimo me non aveva brillato per originalità e coerenza, almeno cercava di battere percorsi diversi da quelli americani per quanto riguarda il design di personaggi e oggetti (è prodotto dalla Illumination Entertainment, uno casa di produzione di proprietà della Universal Pictures che ha gli studi di animazione in Francia), ora il secondo segna la definitiva resa su tutta la linea.

Cattivissimo me 2 è infatti la versione ancor più buonista e scontata del primo film, asciugato di qualsiasi vago interesse potesse esserci nell'immaginare un mondo differente da quello solitamente proposto dalla blanda animazione americana (ovvero quella che nel 70% dei casi propone la DreamWorks).

Partiamo dall'assunto che il cattivissimo Gru non lo è più dallo scorso film: vive con delle bambine e organizza festicciole. Ora le suddette bambine, assieme alle vicine, vogliono accoppiarlo (perchè è noto, soli non si può rimanere) mentre lui non vorrebbe causa trauma infantile con l'altro sesso. Il caso lo metterà in coppia con un agente segreto di un'agenzia anti-villain che chiede il suo aiuto per un caso particolarmente difficile. Credo non ci sia bisogno d'aggiungere altro.

In tutto questo, Minion a volontà anche più che nel primo film.

Forse proprio i Minion sono il simbolo più evidente di cosa il film sia o anche voglia essere (riuscendoci): intrattenimento prevedibile e di conseguenza tanto più di successo quanto più è prevedibile, cioè quanto più riesce a riassumere e rimettere in scena il già visto mille volte in una forma solo apparentemente originale. La prova finale di tutto ciò è la facilità con cui si dimentica il film anche solo 5 minuti dopo i titoli di coda.

 
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