Cattivi Vicini 2, la recensione

Su una trama identica al primo film, un team più ampio di sceneggiatori alza l'asticella di Cattivi Vicini 2 e riesce a dire di più con ugual divertimento

Critico e giornalista cinematografico


Condividi
La formula aurea del sequel è stesso scheletro del primo + una maggiore ampiezza, o detto in maniera ancora più spiccia: lo stesso ma di più. Cattivi Vicini 2 la segue alla perfezione.

I coniugi Radner aspettano di nuovo un bambino, devono cambiare casa e quindi vendere quella in cui vivono. Tuttavia accanto a loro sono venute a vivere delle ragazze appena iscritte al college che intendono fare feste ad oltranza per dimostrare che anche le ragazze possono organizzarne, e senza dover essere ridotte a bambole in reggiseno nei party delle confraternite maschili. Ovviamente con tutto quel caos i Radner non venderanno mai, quindi devono “fare quello che i genitori fanno meglio: impedire ai giovani di divertirsi!”. In tutto questo Zac Efron è stato licenziato dal suo lavoro come modello, ha perso gli amici di sempre che non lo vogliono più in casa perché desiderano creare una famiglia e ha scoperto di poter essere utile alle ragazze spiegandogli come si creano dei party grandiosi. Ci abbiamo messo un po’ ma siamo arrivati alle stesse dinamiche del primo.

Cattivi Vicini 2 riserva alla sua confraternita di ragazze (quasi) lo stesso quoziente di presa in giro e “stupidità” che riserva a Zac Efron

Nonostante tutto questo Cattivi Vicini 2 è sorprendentemente riuscito. Umiliando quanto più possibile la creatività del pretesto narrativo, il film passa da 2 a 5 sceneggiatori, includendo lo stesso Rogen, e alza con decisione l’asticella di quel che gli preme dire e di quel che si può permettere di dire. Mettersi contro una confraternita di ragazze è occasione per prendere in giro l’ossessione per il sessismo, quella per la quale tutto è sessismo ma questo non si applica mai agli uomini (ed è forte che sia fatto in un film scritto da diversi ebrei, in cui si fanno anche battute pesanti sugli ebrei) e contemporaneamente affermare il diverso statuto raggiunto dalle ragazze.

In un dialogo con la preside dell’Università, uno simile a quello avuto nel primo film, Lisa Kudrow gli dice molto chiaramente che non sì metterà mai contro una confraternita femminile, perché questo creerebbe una tempesta mediatica senza precedenti: “Gli uomini hanno tre avvisi prima di essere sanzionati, loro ne hanno infiniti per quanto mi riguarda”.

Tuttavia il fatto che il motore dell’intreccio parta dal desiderio di queste ragazze di non essere quello che gli uomini vogliono che siano non è fattore comune, come non lo è il fatto che si battano realmente tutto il film per qualcosa che appare difficile da mantenere: l’indipendenza dal sesso maschile e dalla maniera in cui pretende di imporre loro un ruolo. Il fatto che un film possa rappresentare protagoniste simili segna un punto di arrivo nella società che il film lo va a vedere e in queste si identifica.

Non siamo di fronte al primo film che sancisce quest’avvenuto cambiamento ma forse davanti al primo che include dei personaggi femminili ad un livello tale da non doverli trattare con i guanti, anzi! Cattivi Vicini 2 riserva alla sua confraternita di ragazze (quasi) lo stesso quoziente di presa in giro e “stupidità” che riserva a Zac Efron, ancora preso in giro per il suo “piacere ai gay” e per l’idiozia incomparabile del suo personaggio.
Alle volte la formula del sequel non è così sconveniente come si crede.

Continua a leggere su BadTaste