Cats, la recensione
Il disastro annunciato Cats arriva e oltre la patina di terribile computer grafica e pessime scelte di look c'è di peggio
CATS, AL CINEMA DAL 20 FEBBRAIO: LA RECENSIONE
La cosa interessante di Cats, un disastro costosissimo e dai valori produttivi ingenti già annunciato dai trailer e da un apparato visivo assolutamente insufficiente e di dubbio gusto, è che vedendolo proprio l’apparato visivo risulta essere il problema minore.
Accade così che per buona parte della sua durata (più della metà) il film non faccia che introdurre nuovi gatti, cioè personaggi, interpretati da talent più o meno navigati (si va dal gioioso James Corden a un inutilmente sofferto Ian McKellen), ognuno con il proprio numero musicale. Un tripudio di canti e balli ipermontati, pieno di inquadrature a mezzo busto e inquadrature a filo di piombo o totali che affaticano tantissimo e non aiutano per niente a percepire, e quindi godere, dei movimenti e delle coreografie. Era dai tempi di Chicago che un musical non si industriava tanto per non essere accessibile.
L’idea che la scrittura esile e fantasiosa del musical di Broadway possa andare per il cinema è però forse l’elemento più insostenibile. Il cinema ha molto più bisogno di una scrittura solida (in assenza di una capacità di stupire, in positivo, con le proprie immagini), e l’idea di un gruppo di gatti che lottano per un titolo assegnato da un altro gatto che gli garantirà l’accesso a un regno remoto che include una nuova vita, con un gatto nero che teletrasporta via i propri concorrenti facendoli così fuori dalla competizione, è impossibile da seguire. Impensabile appassionarsi.
Cosa dovrebbe essere Cats? Che senso dovrebbe acquistare al cinema? Che cosa ci dice questa storia di fantasia? Che un giovane gatto abbandonato può farsi strada grazie alle proprie doti?
A questo si aggiunga che a ogni primo piano intenso qualsiasi credibilità crolla tra orecchie pelose e bocche umane su corpi felini, o come quando Idris Elba, il cattivo Macavity, dopo tutta una prima parte con l’impermeabile se lo leva dando la fastidiosa sensazione di essere nudo senza esserlo davvero.
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