Catherine: Full Body, tre non è sempre meglio di due – Recensione

Catherine: Full Body mette in scena una storia diversa da quella dell’originale, arricchita sotto il profilo puramente contenutistico, ma inaridita da scene di intermezzo e dialoghi che soffocano parte delle suggestioni innescate

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


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Come il titolo lascia presupporre, Catherine: Full Body non è una semplice riproposizione con grafica migliorata dell’apprezzatissimo titolo di Atlus, originariamente pubblicata su PlayStation 3 e Xbox 360 nel 2011. Aggiunge, amplia, modifica. Purtroppo.

Il piccolo e controverso capolavoro, che ebbe come protagonista lo scapestrato ed inconcludente Vincent Brooks, si conquistò l’ammirazione di chiunque gli diede una possibilità non solo grazie ad un gameplay basilare, e per questo universale, galvanizzato da un level design raffinatissimo. A rendere unica la creatura del publisher nipponico ci pensò una direzione artistica di prim’ordine e una trama quanto mai ambigua, allegorica, politicamente scorretta oltre ogni immaginazione.

Sullo sfondo di un triangolo amoroso, si innesca un’onirica lotta per la sopravvivenza del nostro, coinvolto, suo malgrado, in incubi in cui la morte è quanto mai reale. Stritolato tra le pressioni della sua ragazza, Katerine, che vuole far evolvere la sua relazione con Vincent, ovvero convolare a nozze, e il conturbante fascino della trasgressione, incarnato dalle curve da infarto dell’esplicita e provocante Catherine, il giovane è chiamato ad un esame di coscienza, ultima possibilità per dare un senso alla sua vita.

[caption id="attachment_199052" align="aligncenter" width="1000"]Catherine Full Body screenshot Al termine di ogni scalata, vi verrà posta una domanda che determinerà l’equilibrio karmico del buon Vincent[/caption]

Notte dopo notte, il giovane veniva posto di fronte a scelte morali impattanti, mai scontate, rivelatrici dell’etica e della visione sul mondo del videogiocatore stesso, mentre tra una bevuta con gli amici ed uno scambio di sms bollenti con la propria amante, si avviava ad uno dei molteplici finali previsti dall’epopea, frutto delle decisioni compiute dall’utente.

La magia di Catherine si celava e si dischiudeva nel clima surreale della vicenda, in una scrittura quanto mai diretta, nel non fornire al videogiocatore una morale preconfezionata o anche solo suggerita. L’interpretazione, l’analisi, il giudizio delle azioni dei vari personaggi, nonché delle scelte effettuate, era totalmente a carico del fruitore, chiamato come non mai a mettersi in discussione.

"Rin, insomma, scioglie le metafore e annacqua le allegorie, arrivando persino a macchiare il plot di una morale che instrada ed incastra il senso dell’opera"Un preambolo lunghissimo, e dovuto, che introduce all’errore di fondo, al peccato originale di Full Body, reo di aver parzialmente sabotato e tradito la sottile e brillante tesi sviluppata nell’edizione originale.

La new entry, l’angelica e persino ingenua Rin, non è semplicemente l’ennesima donna di cui si invaghirà il problematico Vincent, ulteriore equazione impazzita in una formula che non può che condurre al fallimento. Nel prologo svela fin troppo presto la natura sovrannaturale e metafisica dell’intera vicenda, laddove nell’originale il dubbio che il tutto fosse solo un delirio di Vincent si conservava, quasi intatto, sino alla fine. Ciò che è peggio, Rin, con il suo aspetto angelico ed illibato, in totale contrapposizione all’oscena Catherine, ha il potere e la capacità di riuscire a chiarire i pensieri del protagonista dell’avventura, stranamente e poco credibilmente quasi in pace con sé stesso e sicuro delle sue decisioni nei dialoghi che ha con lei.

Rin, insomma, scioglie le metafore e annacqua le allegorie, arrivando persino a macchiare il plot di una morale che instrada ed incastra il senso dell’opera.

Full Body, per dirla in altri termini, mette in scena una storia diversa da quella dell’originale, arricchita sotto il profilo puramente contenutistico, con tante cut-scene e dialoghi inediti, ma inaridita e privata di parte delle suggestioni un tempo innescate.

Il restyling, al contrario, può dirsi compiutamente riuscito per quanto concerne il gameplay, potenziato di nuove meccaniche e modalità. Giocando il Remix della campagna, che affianca la versione classica, in tutto e per tutto identica all’originale, avrete a che fare con nuovi ostacoli e blocchi particolari da scalare, che si spostano in gruppi. Online, inoltre, potrete sia cooperare con un proprio amico, che competere in adrenaliniche partite testa a testa.

[caption id="attachment_199053" align="aligncenter" width="1000"]Catherine Full Body screenshot Il bar è il cuore pulsante dell’anima da visual novel del gameplay di Catherine: Full Body. Qui, tra le altre cose, potrete decidere con chi chiacchierare, come rispondere agli SMS ricevuti o farvi una partita al cabinato del locale[/caption]

Ludicamente parlando, insomma, se si esclude la sezione prettamente da visual novel, fatta di scelte complicate e dialoghi tra i personaggi, Catherine: Full Body si riconferma un puzzle game sopraffino, il cui obiettivo consiste nel raggiungere la sommità di una torre composta da blocchi, spostandoli, ruotandoli e facendoli scivolare, prima che l’intera costruzione crolli rovinosamente, pezzo dopo pezzo.

La produzione di Atlus, anche in questa veste, resta un titolo tanto atipico, quando caldamente consigliato. La cura maniacale del comparto artistico, la bontà del level design ostentato da ogni livello, i nuovi blocchi e modalità, fanno da sfondo ad una storia ancora avvincente, problematica, tutt’altro che scontata. I personaggi che si alternano sullo schermo sono ottimamente caratterizzati e l’intreccio vi metterà di fronte a scelte dal peso specifico esorbitante.

D’altro canto, è ugualmente vero che il plot dell’originale sia ben altra cosa, enormemente più fecondo di spunti, riflessioni e anche pentimenti.

Il consiglio, insomma, nonostante l’evidente upgrade grafico che si aggiunge, naturalmente, ai graditi extra, è quello di recuperare dove possibile la vecchia versione, certamente più fedele alle idee originali dei creatori. Full Body aggiunge fin troppo e finisce per annacquare una ricetta perfetta già di suo. Comunque godibilissimo ed indicato agli amanti di puzzle game e belle storie.

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